Laudato si’: cosa ne abbiamo fatto della casa comune?

Macerata lug 16Dopo l’approfondimento offerto dall’Azione cattolica diocesana grazie al contributo del prof. Luigi Alici e del vescovo Nazzareno Marconi lo scorso febbraio, era questa la domanda con cui, dalla “Laudato si’” di papa Francesco, ci siamo lasciati ispirare pensando a un’occasione di vita comunitaria per adulti di Ac, un camposcuola – il primo dopo tanti anni di assenza per la diocesi! – nella Casa San Girolamo a Spello.
Anche il luogo ci è sembrato da subito quasi “inevitabile”: il monastero semiabbandonato che la tenacia di Carlo Carretto e pochi altri piccoli fratelli di Charles de Foucauld, negli anni ’60 ha fatto rinascere, sviluppando un’esperienza indimenticabile per tanti giovani e adulti, “credenti inquieti” o “smarriti”, affascinati dal vento nuovo del Concilio, e che oggi lo stesso insopprimibile bisogno di infinito ha spinto la Presidenza nazionale di Ac a trasformare, con la disponibilità del Comune, in autentico polmone spirituale per l’associazione e non solo.
E, come spesso accade, una combinazione, solo apparentemente casuale, di sinergie sorprendenti ha contribuito a costruire quella che, a detta di tutti i partecipanti, è stata un’esperienza assolutamente immersiva, coinvolgente e rigenerante: la Casa San Girolamo già offre a chiunque voglia ritagliarsi, in tutta libertà, un tempo lento di ritorno dentro se stesso, l’accoglienza semplice e premurosa di una famiglia, con i volontari che l’associazione sempre esprime in queste occasioni (un grazie tutto speciale questa volta a Monica e Pinuccia) e con un sacerdote a disposizione per il confronto personale (in questi giorni mons. Ugo Ughi, già viceassistente nazionale ed ora, soprattutto, amico della nostra associazione diocesana).
Il percorso di riflessione si è snodato attraverso i punti principali dell’enciclica, dalla meraviglia per la complessità e la bellezza del creato, attraverso la comprensione della drammaticità della situazione attuale e delle responsabilità dell’uomo, trasformatosi da custode a padrone e infine a folle tiranno (sconvolgente il film “Il sale della terra” sulla vita e l’opera del fotografo Salgado), fino alla consapevolezza dell’urgente bisogno di tornare a prendersi cura della casa comune ricevuta “in prestito” dai nostri padri per i nostri figli.
Il ritmo delle tre giornate, scandito dalla preghiera delle lodi e dei vespri oltre che della celebrazione eucaristica alle 12, come previsto dall’orario consueto della casa, ha alternato mattine riservate alla meditazione sulla Parola di Dio a partire dall’enciclica di papa Francesco e alla riflessione personale secondo le indicazioni fornite puntualmente da don Ugo e, dopo una pausa-caffè dedicata al confronto comune, pomeriggi in uscita per contemplare la bellezza del creato, quando in armonia col lavoro dell’uomo (gli affreschi della cappella Baglioni in Santa Maria Maggiore e la pala di Sant’Andrea del Pinturicchio, a Spello), o confrontarsi con la spiritualità di san Francesco che permea un po’ tutta la terra umbra, in particolare con la salita all’eremo delle carceri di Assisi.
Un momento particolarmente significativo è stato poi la celebrazione della Parola di sabato sera, in contemporanea con la veglia alla Gmg di Cracovia, nella suggestiva cornice del chiostro di San Girolamo e sotto lo sguardo della statua della vergine lauretana sul ciglio del pozzo.
Ma ciò che rimane nel cuore, come sempre in questi casi, sono soprattutto gli sguardi e i volti di chi ha condiviso con noi una parte della propria vita, il dono più prezioso che ci si possa fare e ciò che spinge quasi sempre a tornare.

Federico Canullo
Ac Macerata

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