Fare deserto… Tempo e spazio per stare con il Signore

Deserto: parola “fissa” nelle letture che ci accompagnano in questo tempo di Avvento. Parola che  può richiamare un pezzo di terra, arido, disabitato o, ai nostri giorni, percorso da coloro che lo attraversano verso speranza di vita. Deserto richiama assenza di presenze, vuoto di senso.
C’è una espressione di Benedetto XVI ripresa da Spello Vela della chiesaPapa Francesco nella Laudato si’ che ci aiuta a spostare l’attenzione
sul deserto interiore: «i deserti esteriori si moltiplicano nel mondo, perché i deserti interiori sono diventati così ampi» (217). Questo tempo che ci prepara
al Natale è occasione per distinguere, per scegliere da che parte stare, per accogliere un messaggio o per vivacchiare. È il tempo per recuperare, di ascoltare la voce che invita a conversione.


Abbiamo bisogno quindi di “vivere dentro”: «nel mondo ma non del mondo», capaci di vivere al di là delle cose che non sono e non fanno vita; capaci di senso, di verità. Per questo per mettere ordine nella nostra vita in avvento (ma non solo) abbiamo il bisogno di stare un po’ in disparte, un po’ di solitudine, di silenzio, di deserto… Ma come è possibile in questo mondo così caotico, frenetico?
Carlo Carretto ci insegna che è possibile «il deserto nella città»: “se l’uomo non può raggiungere il deserto, il deserto può raggiungere l’uomo”. Non è questione di luogo, di geografia… per fare deserto non è necessario andare nel deserto! Occorre saper trovare gli spazi e il tempo per imparare innanzitutto l’assiduità con il Padre e mantenere lo stile, il nostro modo di essere nel mondo con il cuore centrato sull’Essenziale, su Colui che dà Vita alla vita. Deserto e silenzio non sono necessariamente luoghi, ma stati della mente e del cuore.
È il bisogno del continuo incontro con il Signore che “forma” l’interiorità. L’assiduità di Dio per noi significa soprattutto Eucaristia e Parola. Non siamo noi che facciamo la vita. Interiorità è una condizione di vita permanente; è esperienza di vita e, quando diciamo così, intendiamo che esperienza di vita è continua esperienza di Dio.
Scrive  Carretto: “Questa esperienza della presenza di Dio in ogni cosa, in ogni situazione non è soltanto mia, ma è del popolo di Dio cioè di coloro che credono, i figli di Abramo, come li chiama la bibbia. Ecco come si esprime il salmo 139 che è autentica esperienza di un popolo che si interroga lungo i secoli della storia: Signore tu mi scruti e mi conosci, tu sai… L’esperienza della presenza di Dio nella natura, nella storia, in me è fondamentale. È sostanza della fede” (C. Carretto, Il deserto nella città, 1978).
Un “deserto in città” perché siamo chiamati a vivere, stare in mezzo agli uomini, tra la gente, in mezzo alle cose, alla questioni, ma con un senso di distacco, con lo sguardo sempre verso l’alto, con un atteggiamento di abbandono nel Padre, con la certezza che non sono io, non siamo noi da soli che convertiamo, che salviamo, che risolviamo. Per questo dobbiamo essere liberi e leggeri; eliminare qualche peso di troppo, qualche pigra abitudine, qualche bisogno superfluo; quando si va in montagna nello zaino si mette solo l’indispensabile, lo stretto necessario per essere più spediti, più pronti. Il gusto dell’essenziale, la semplicità favoriscono i passi della fede.
Leggiamo: “Dovete vivere con Gesù come con gli uomini. Non crediate che questo sia molto facile da realizzare. Vi si dirà che il Signore, padrone di ogni vita, è presente dappertutto e che potrete trovarlo più certamente nel cuore dei poveri che soffrono. Ed è verissimo. Ma ci si dimenticherà di dirvi che questi poveri hanno diritto di incontrare a loro volta in voi il volto autentico del Cristo e la sua parola. E ciò presuppone che voi lo abbiate incontrato non una sola volta, ma che voi lo frequentate al punto da non potervi separare da lui. È questo che la presenza dell’Eucaristia nella vostra fraternità vi ricorda e vi dona” (R. Voillaume: Contemplativi nell’azione in C.O. Curuchich Tuyuc, Charles de Foucauld  e R. Voilluame, esperienza e teologia del mistero di Nazarath).

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