Ricordo di Leonello Radi, amico di Carlo Carretto, che “inventò” il conventino di San Girolamo

Domenica 8 gennaio, all’età di 87 anni, ha lasciato la sua dimora terrena Leonello Radi. Obbligatorio ricordarlo qui, per il suo profondo, essenziale e personale legame alla realtà di San Girolamo. Cercheremo, per quanto possibile, di renderne conto e ragione.
Racconta egli stesso nel suo Carlo Carretto a Spello (Ave, Roma 1999): «Io in quel periodo (siamo negli anni 1950-’54) avevo la responsabilità di presidente diocesano [della Giac, ndr] di Foligno. Ero uno dei tanti. Questo per dire che non avevo con Carlo Carretto rapporti di intensa frequentazione, ma solo relazioni che scaturivano dalle attività che venivano svolte».


Fu, quello, un periodo travagliato – per l’Azione cattolica italiana, ma per tutta la Chiesa – le cui vicende sono note ai più, ma non sarà male ricordarle brevemente. Carlo Carretto, dopo essere stato riconfermato, l’11 ottobre 1952, presidente nazionale della Giac per il successivo triennio, il 17 dello stesso mese dette le sue dimissioni dall’incarico. La sua coscienza non gli aveva permesso di accettare le spinte – potenti e altolocate – al compromesso con «un listone di cattolici, monarchici e fascisti da presentare alle amministrative di Roma» (V. Bongini, cit. in Innamorato di Dio, Cittadella, Assisi 1991, p. 164), in chiara funzione anti-sinistra. La sua fu di fatto una destituzione, tanto che, a poca distanza di tempo ne esprimeva il dolore, pur muovendo accuse solo a se stesso: «Non è facile lasciare la Giac! E tanto più la sento questa sofferenza in quanto mi accorgo che non finirà tanto presto, che sarà distribuita nel tempo, che tornerà a batter alla porta» (in Innamorato di Dio, p. 169).
Nel 1953, mentre ancora erano vivi i fermenti legati a quella vicenda, la Giac folignate volle celebrare l’ottantacinquesimo anniversario della Giac invitando Carlo Carretto a tenere il discorso celebrativo. Racconta Radi: «A Carlo piacque questa nostra chiamata, perché era in qualche modo una sfida. […] Ricordo, ho motivo per ricordare esatta questa mia memoria, che da Roma ci fu qualche intervento per la nostra iniziativa e ci venivano sconsigliate presenze inopportune». Il convegno si tenne a Spello il 20 settembre di quell’anno, ma Leonello Radi non ricorda perché fu scelta proprio Spello.
Gli avvenimenti romani, avevano destabilizzato le fila dell’Azione cattolica. Secondo Leonello Radi «il movimento giovanile cattolico iniziò una fase discendente». Scrive ancora Radi: «A Foligno i giovani di Azione cattolica, che poi erano i giovani del “San Carlo”, l’Istituto dove aveva sede il Centro diocesano, si riunirono per prendere posizione». Ne nacque un «cenacolo», che vide la presenza, tra gli altri, di Ernesto Balducci e Giorgio La Pira. E «fu certamente il “il cenacolo” dove si maturò il desiderio di avere tra noi i “Piccoli Fratelli”; la spiritualità di P. Charles de Foucauld era un punto di riferimento di grande attualità».
Leonello Radi sentì così il bisogno di riprendere i contatti con Carlo Carretto, che il 3 dicembre del ’54, alla vigilia della partenza per El Abiodh, gli scrisse della sua intenzione di stare in Algeria un anno e poi tornare in Italia tra gli operai «più scristianizzati», e lo invitava, intanto, a leggere Come loro di René Voillaume. Carlo stette in Africa dieci anni, ma nel 1963, dalla Francia, rispose a un invito di Radi a recarsi a Foligno, invitandolo a leggere Lettere dal deserto «scritto per gli amici come te», e promettendo di venire a «commentarlo nella sempre cara Foligno». I due si incontrarono durante l’estate a Sigillo, presso don Ermete Scattoloni – ora sepolto al fianco di Carlo – e Leonello Radi ne fu «felice perché avevo ristabilito con Carlo un contatto personale importante». Fu allora, che Carlo parlò di «un conventino». Pochi mesi dopo, infatti, scriveva all’amico: «L’idea di trovare un conventino francescano per trasformarlo in “Fraternità” di lavoro mi entusiasma, specie nella tua terra umbra».
Leonello Radi era dotato di forti capacità organizzative, che molto si sarebbero messe in evidenza soprattutto durante il suo servizio di direttore e presidente della Cassa di Risparmio di Foligno. Sono ancora nella memoria di imprenditori, ma anche di semplici cittadini, le conferenze, i convegni, le iniziative, cui continuamente dava vita – difficile stargli dietro, qualche volta! – nell’intento di fornire cultura e servizi al territorio e di attirare su di esso l’attenzione della politica, della cultura, anche a livello internazionale.
Non gli mancò l’entusiasmo, perciò, per mettere in moto una vera macchina da guerra, coinvolgendo autorità e istituzioni, amici eRadi-Carretto-Voillaume associazioni, per giungere ad avere i Piccoli Fratelli nell’ambito della diocesi di Foligno. Insieme al vescovo Siro Silvestri, individuò l’abbandonato convento di San Girolamo, presso il cimitero di Spello e dette il via all’operazione, superando perfino ostacoli ideologici – il convento era proprietà del Comune, retto allora dal Partito comunista, ma evidentemente il diavolo non è mai rosso come lo si dipinge – e burocratici, tra i quali la giustificata prudenza dei responsabili della Famiglia foucauldiana, che chiedevan
o grande discrezione nella presa di possesso e semplicità nella ristrutturazione del luogo. Un fitto scambio di fotografie da Radi ai fratelli francesi, facilitò la decisione. Nel giugno 1965 Paul Cheval, priore dei Piccoli fratelli del Vangelo, inoltrò la richiesta ufficiale al Comune di Spello, e poco dopo arrivarono i primi fratelli, tra i quali Paul Collet e Gian Carlo Sibilia, futuro fondatore dei Piccoli fratelli di Jesus Caritas, confidente fino agli ultimi giorni di Carlo Carretto e affidatario dei suoi scritti. «Poi fu un susseguirsi di fatti e di eventi tutti attinenti la vita della Fraternità che aveva un crescendo di presenze, di quanti volevano conoscere dal vivo l’esperienza di vita di fratel Carlo e dei “Piccoli Fratelli”»: la Fraternità si espanse ai vari eremi sparsi sulle pendici del Subasio – le Colline della Speranza –, diffondendo largamente la spiritualità di Charles de Foucauld e di Carlo Carretto.
L’esperienza di accoglienza di San Girolamo andò avanti feconda fino al terremoto del settembre 1997, che danneggiò la struttura e ne determinò l’abbandono. Il Comune di Spello restaurò, in seguito, l’immobile, ma rimase a carico degli eventuali occupanti la realizzazione delle opere che lo rendessero fruibile, con un impegno economico che i Piccoli Fratelli del Vangelo non potevano più assumersi.
Le misteriose alchimie della provvidenza, però, sono intervenute e il conventino è tornato alla vita: l’Azione cattolica italiana ne ha fatto la sua «Casa della Spiritualità», proseguendone e attualizzandone la missione, mantenendo le tracce di Carlo Carretto e di Charles de Foucauld, di Leonello Radi e dei tanti che da qui sono partiti per contemplare Dio sulle strade del mondo.

Massimo Bernabei

(nella foto, da sinistra: Radi, Carretto e Voillaume)

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