Gesù a Nazaret: la santità nella vita di ogni giorno

Il piccolo borgo sconosciuto balza agli onori della cronaca quando un angelo annunciò a Maria la svolta della storia. “L’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret…”. “Quando ebbero adempiuto [a Gerusalemme] ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazaret e il bambino cresceva… Poi a dodici anni, di ritorno da Gerusalemme, scese dunque con loro e venne a Nazaret…”.
Una città piccola, sperduta, anonima e poco apprezzata: “da Nazaret può venire qualcosa di buono?”. Una città normale, città del quotidiano dove Gesù vive non i suoi anni “nascosti”, ma gli anni della normalità, della crescita, la vita di tutti i giorni. La vita di famiglia, con parenti e amici. Ha vissuto in mezzo alla sua gente: avrà visto persone laboriose, contadini, seminatori, ricchi e poveri, evasori, ladri di pecore: persone sole, litigiose, malate, in cerca di senso. Come avrebbe potuto dire parole comprensibili se non fosse partito dalla realtà, dal vissuto quotidiano? Eccolo, a Nazaret nella semplicità, nella laboriosità, nella familiarità delle relazioni.
La ricerca dell’imitazione di Gesù a Nazaret è una costante della vita di Charles de Foucauld e di fratel Carlo Carretto.
Scrive fr. Carlo in Lettere dal deserto: “Nazaret era l’ultimo posto: il posto dei poveri, di coloro che non contano, della massa degli operai, degli uomini piegati alle dure esigenze della fatica per un po’ di pane. Gesù realizza la sua santità con una vita non straordinaria, ma tutta impregnata di cose ordinarie, di lavoro, di vita familiare e sociale, con attività umane oscure, semplici, possibili a tutti gli uomini”.
Gesù per compiere la sua missione poteva benissimo scegliere Gerusalemme, la città importante degno di un figlio di Dio e insegnare comodamente impartendo lezioni di vita. Invece Nazaret, ovvero dalla parte della normalità, della essenzialità, della ordinarietà. Nazaret è anche il luogo e il tempo della preparazione, del silenzio, della preghiera, delle scelte che orientano il nostro cammino, il modo di stare con e in mezzo alla quotidianità.
“Gesù a Nazaret ci ha insegnato a vivere da santi tutte le ore del giorno. Tutte le ore del giorno sono valide e capaci di contenere l’ispirazione divina, la volontà del Padre, la contemplazione della preghiera: la santità, insomma. Tutte le ore del giorno sono sante; basta viverle come Gesù ci ha insegnato a viverle. E per questo non è nemmeno indispensabile chiudersi in un convento o stabilire alla nostra vita orari strani e qualche volta disumani. Basta accettare la realtà che viene dalla vita. Il lavoro è una di queste realtà; la maternità, l’educazione dei figli, la famiglia con tutti i suoi impegni è un’altra di queste realtà”.
Ritornare a Nazaret è un po’ come tornare con i piedi per terra, nell’ordinario, ripartire con la certezza del Dio fatto uomo con noi.

la ruota del carretto

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