Cieco e senza nome? Occorre cambiare occhi e lenti

Assenza di luce e anonimato. Sappiamo bene che la parabola del cieco nato richiama non tanto la possibilità di vedere, di osservare, quanto la capacità di poter “riconoscere”, di guardare “dentro” e ciò che ci sta intorno, le persone, le bellezze della natura. La luce di cui abbiamo bisogno è quella dell’interiorità. Quella che suggerisce il bisogno di andare al cuore dell’esistenza e di vivere il cuore dell’esistenza e che permette di avere sguardo attento verso se stessi e verso l’altro. La nostra cecità non è dalla nascita. Più o meno consapevolmente abbiamo imparato a mettere occhiali da sole anche quando piove, ovvero i nostri occhi sono coperti di superficialità, di egoismo, di cose superflue che inquinano la vista e il cuore.
Anonimato. È frequente trovare passi del vangelo in cui i protagonisti sono anonimi. Questo ci aiuta a capire che le tante situazioni in cui incontriamo persone avvicinate, guarita da Gesù sono situazioni che ci riguardano. Sono io che ho bisogno di luce, di vedere, di essere guarito. Sono sempre io che spesso però mi rendo anonimo, indifferente, mi nascondo tra la folla per non mettermi in gioco.
La Parola della quaresima ci fa capire che occorre saper trovare gli spazi e il tempo per imparare a osservare e comprendere i nostri tempi, le nostre scelte, i nostri stili di vita. La Parola ci invita a «scrutare i segni dei tempi e di interpretarli alla luce del Vangelo» come ci ricorda la Gaudium et spes al n. 4 e ancora: «Il popolo di Dio mosso dalla fede, cerca di discernere negli avvenimenti, nelle richieste e nelle aspirazioni […] quali siano i veri segni della presenza o del disegno di Dio» (Gaudium et spes 11).
Ancora una volta a fare sintesi tra Parola e Concilio, tra spirito e vita ci aiuta Carlo Carretto che in Ciò che conta è amare scriveva: «Una delle fortune più grandi che mi sono capitate nella vita è stata senza dubbio la scoperta della Bibbia che ho fatto intorno ai vent’anni. Attribuisco a tale scoperta quel po’ di sensibilità religiosa che mi condusse prima a donarmi all’apostolato nel mondo e, più tardi, a ricercare l’assoluto in una congregazione contemplativa come quella dei Piccoli fratelli del padre di Foucauld. La Bibbia non mi ha mai deluso. Ho trovato in essa ciò di cui la mia anima aveva bisogno, tappa dopo tappa. Fu l’unico libro che portai sempre con me».

la ruota del carretto

(nella foto, inizia la primavera 2017 a Casa San Girolamo)

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