Come faccio a vivere come Gesù? Come faccio ad avere il coraggio di soffrire e di morire d’amore come Cristo stesso? Io così falso, così ingiusto, così avaro, così pauroso, così egoista, così orgoglioso?
Ora capisco perché Paolo ebbe tanta forza di espressione quando giunse al punto esatto del problema spiegandosi con i Corinzi. «Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, sono un nulla» (1Cor 13,1-2).
Ecco dove sta il vero problema: io corro il pericolo di essere un nulla perché non so amare.
Non chiedetevi più se credete o non credete in Dio, chiedetevi se amate o non amate.
E se amate, non pensate ad altro, amate. E amate sempre di più fino alla follia, quella vera e che porta alla beatitudine: la follia della Croce, che è cosciente dono di sé e che possiede la più esplosiva forza di liberazione dell’uomo.
Che questa follia d’amore passi attraverso la scoperta della propria povertà, quella vera, quella di non saper amare, è un fatto. Ma è anche un fatto che quando giungiamo a questo limite invalicabile dell’uomo, interviene tutta la potenza creativa di Dio che non solo ci dice: «Io faccio nuove tutte le cose» (Ap 21,5), ma aggiunge: «Toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne» (Ez 36,26).
Ed è per questo che quando amiamo sperimentiamo Dio, conosciamo Dio e il dubbio sparisce come nebbia al sole.
Carlo Carretto