Passare! Ma come? Pasqua e primavera si intrecciano

A partire dal Concilio di Nicea (325 d.C.) la Pasqua viene celebrata nella domenica seguente al primo plenilunio di primavera. La Pasqua, come noto, ha radici antiche che troviamo nell’Antico testamento: dall’offerta di primizie che i pastori nomadi facevano in primavera per propiziarsi le divinità della natura si è passati alle festa per l’uscita dall’Egitto: è questo l’evento fondante del “popolo di Dio”.
Pasqua è diventato termine che indica “passaggio”. È il passaggio di Dio nella storia; il passaggio del Mar Rosso verso la liberazione, il passaggio di Gesù a Nazaret, il passaggio dalla morte alla risurrezione – alla vita – di Gesù. Se vogliamo anche il passaggio di consegne di Gesù a Pietro e di conseguenza alla sua Chiesa, quella Chiesa che oggi noi viviamo come prolungamento della risurrezione coinvolti in una esistenza che deve essere segno e annuncio dell’evento-ragione della nostra stessa esistenza.
Fare memoria della Pasqua non è una osservanza ma ancora una volta è vivere il mistero della incarnazione e della risurrezione di Cristo e viverlo nella storia. Perché non si tratta di vivere “religiosamente” e singolarmente il nostro essere credenti ma di incarnarlo nella quotidianità come comunità, come Chiesa.
Pasqua come passaggio è quindi occasione per passare a vita nuova, risorta. Facile a dirsi!
La primavera richiama il rifiorire, il rinnovamento che per ciascuno può essere revisione, risveglio.
Come?
1. Intanto ripartiamo dalla contemplazione. Contemplare il mistero di Cristo senza separarlo dalla storia. Fratel Carlo Carretto ci direbbe: vivete il deserto nella città!
2. Confrontarsi con le povertà del mondo… e la nostra?
3. Confrontarsi con la carità. Volontariato o discepolato? Opere di misericordia o Misericordia? Solo gesti o anche “pensiero”, cultura?
4. Guardarsi intorno, alzare lo sguardo e scegliere impegni per la cura della casa comune. Già fatto? Facciamolo meglio perseguendo uno stile comunitario.
5. Non vivere da soli ma creare spazi e luoghi di fraternità.
Non è un pentalogo o una ricetta. Solo un invito a vivere la primavera pasquale con una consapevolezza rinnovata ma soprattutto condivisa e rivolta ad un mondo spesso distratto e lontano
Santa Pasqua da San Girolamo

la ruota del carretto

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