Alla vigilia della XV Assemblea Nazionale pubblichiamo alcuni frasi dagli scritti di Carlo Carretto che in pochi passi ci fanno ripercorrere la sua vita e le sue scelte. Un modo semplice per riflettere, per confermare la nostra adesione e il nostro impegno e per condividere con tutta l’associazione l’evento assembleare. Un modo per continuare a sentirci anelli di una lunga catena che prosegue e tiene salda la vita dell’AC.
L’incontro con l’Azione cattolica
Per me la piccola Chiesa che mi aiutò a capire la grande Chiesa, e a restare in essa, fu la Gioventù di Azione cattolica, la Giac come si diceva allora. Mi prese per mano, camminò con me, mi nutrì della Parola, mi diede l’amicizia, mi insegnò a lottare, mi fece conoscere il Cristo, mi inserì vivente in una realtà vivente […]. E che sarebbe stato di me se non l’avessi trovata? Al solo pensarci mi prende la paura […]. L’Azione cattolica mi obbligò a una catechesi nuova, più matura, più aderente ai tempi, mi trasmise la grande idea dell’apostolato dei laici e mi presentò la Chiesa come Popolo di Dio e non come la solita e antiquata piramide clericale. Ma ciò che più mi diede fu il senso e il calore della comunità […]. A poco a poco la comunità mi aiutò a prendere le mie responsabilità, mi suggerì i primi impegni, mi insegnò a pubblicare giornali e a scrivere in difesa della fede, mi diede il gusto della Parola e mi insegnò a proclamarla nelle adunanze.
L’amore per l’Azione cattolica
Non è bella l’Azione cattolica? Non possiamo dire che è la più bella perla in mano alla Chiesa? E dire che siamo appena ai suoi albori. Che cosa potrà essere domani se la serviremo con tutte le nostre energie? Amala, o giovane, questa Azione cattolica, amala e cerca di conoscerla sempre meglio.
Non ti scandalizzare se qua o là l’hai vista mal servita, male applicata e se non sempre ti ha fatto vedere i primi frutti. Colpa degli uomini che non l’avevano capita e non dell’idea che è veramente grande. Abbi fede in essa, tanta fede! Ti dico una mia convinzione: Se tutti i responsabili dell’educazione della gioventù applicassero seriamente l’Azione cattolica, in anni la nostra Terra rivivrebbe le meraviglie dei primi cristiani. Il laicato si muoverebbe, si stringerebbe compatto attorno alla Gerarchia non più per succhiarle il sangue ma per dilatare nel mondo la sua missione di bene.
La crisi
Ora, miei giovani, mi chiederete il mio messaggio finale. Eccolo, ve lo do volentieri: riassumo le esperienze più belle di sei anni in queste parole: «abbiate fiducia in Dio». Ma non teoricamente, astrattamente, come tanti cristiani fanno, ma praticamente, sinceramente. Aver fede in Dio significa credere alla Sua presenza, alla Sua onnipotenza, al Suo Amore. Credere in Dio significa non aver paura di nessuno, significa tener la testa sempre alta, significa essere liberi, veramente liberi. Credere in Dio significa fare i miracoli, non temere che manchi mai il pane o che manchino i mezzi per l’apostolato, significa essere ottimisti, significa cantare anche fra le lacrime, sorridere anche davanti alla morte.
La chiamata di Dio è cosa misteriosa, perché avviene nel buio della fede […]. Tale chiamata è continua: Dio chiama sempre!
Ma ci sono dei momenti caratteristici di questo appello divino, momenti che noi segniamo sul nostro taccuino e che non dimentichiamo più. Tre volte nella mia vita intesi questa chiamata. La prima determinò la mia conversione a 18 anni […]. La seconda volta fu a 23 anni. Pensavo a sposarmi; e nemmeno sapevo che poteva esistere qualche altra via per me […]. Passarono molti anni; e molte volte mi sorpresi in preghiera a domandare di risentire il suono di quella voce che tanta importanza aveva avuto per me. Fu a 44 anni che ciò avvenne; e fu la chiamata più seria della mia vita: la chiamata alla vita contemplativa. Essa si determinò nel più profondo della fede, là dove il buio è assoluto e le forze umane non aiutano più.
Il Concilio
Sì, ne ho viste di cose! Ho visto il passaggio! I cambiamenti di costume! I tempi nuovi! Ma ho visto anche il Concilio! Per me quella immensa assise di vescovi attorno a papa Giovanni e a papa Paolo è stata la più grande prova della presenza dello Spirito nella Chiesa cattolica di oggi. Nessun’altra Chiesa è stata capace di fare altrettanto! È stato come il ritorno alla Gerusalemme del primo Concilio con Giovanni, Giacomo, Pietro, Andrea. È stata la pietra angolare su cui costruire il domani, la pietra miliare da cui ripartire per camminare sulle strade di oggi.
Ed eccomi a vivere la terza tappa della mia vita […] per insegnare l’autentico costo della fatica e della vita laboriosa come poteva essere quella di Gesù a Nazaret […] sulla scia luminosa e fedele di quel Francesco di Assisi che aveva saputo trovare in questo modo di vivere, tra la solitudine e la strada, l’equilibrio spirituale della sua vita […]. Direi che proprio Francesco, con le sue due tendenze alla vita eremitica e al correre per le strade recando l’annuncio evangelico, resta ancora oggi un modello dell’eterno equilibrio della Chiesa che sull’insegnamento di Gesù vuol essere allo stesso tempo orante e pellegrina, contemplativa e attiva.
Incontri
Quanto sei contestabile, Chiesa, eppure quanto ti amo! Quanto mi hai fatto soffrire eppure quanto a te devo! Vorrei vederti distrutta, eppure ho bisogno della tua presenza. Mi hai dato tanti scandali, eppure mi hai fatto capire la santità! Nulla ho visto nel mondo di più oscurantista, più compromesso, più falso e nulla ho toccato di più puro, di più generoso, di più bello […]. No, non posso liberarmi di te, perché sono te, pur non essendo completamente te. E poi, dove andrei? A costruirne un’altra? Ma non potrò costituirla se non con gli stessi difetti, perché sono i miei che porto dentro. E se la costruirò, sarà la mia Chiesa, non più quella di Cristo […]. No, non vado fuori di questa Chiesa fondata su una pietra così debole, perché ne fonderei un’altra su una pietra ancora più debole che sono io.