C’è molto dello stile di fratel Carlo Carretto nella tre giorni organizzata a Spello dall’Azione cattolica e i Piccoli Fratelli Jesus Caritas per far memoria dei trent’anni dalla sua morte, avvenuta nel Convento di San Girolamo (ora Casa San Girolamo, gestita dall’Azione cattolica italiana) proprio il 4 ottobre del 1988. C’è la preghiera, che non manca mai quando si parla di fratel Carlo, e la memoria liturgica, con le due celebrazioni in sua memoria. Ma c’è anche il popolo, con un Teatro Subasio pieno di gente intervenuta per vedere il film “Il mio nome è Thomas” e per salutare dal vivo l’attore Terence Hill, il famoso don Matteo televisivo, che ben volentieri ha stretto mani e firmato numerosissimi autografi. Un pubblico che ha seguito quasi in religioso silenzio la trama del film, quel film che Terence Hill ha voluto scrivere e interpretare prendendo spunto dal famoso libro di Carlo Carretto, “Lettere dal deserto”. Un film (alla cui proiezioni era presente anche Matteo Truffelli, presidente nazionale di Ac) denso, molto bello, poetico, costruito, secondo le parole dello stesso Terence Hill, sulla figura profetica di Carlo Carretto, che lui ha conosciuto negli anni Ottanta attraverso i suoi libri (“anche in America, dove io vivevo – ha detto Hill – i libri di Carretto erano conosciutissimi. Io stesso ne ho una ventina”). “Una persona, Carretto – ha osservato Terence Hill – che ha saputo parlare semplicemente di Gesù e anche di Maria, con un linguaggio che parla al cuore del cristianesimo contemporaneo”.
Un bagno di folla, quindi a Spello, ricordando fratel Carlo. Oltre la visione del film, c’è stata un’ulteriore riflessione sulla sua figura attraverso la presentazione del libro edito dall’Ave, “Carlo Carretto ieri e oggi”, con la partecipazione di Gianni Borsa, curatore del libro, e di Paolo Maria Barducci, priore dei Piccoli Fratelli di Jesus Caritas, insieme e Michele Tridente, vice presidente nazionale per il Settore Giovani di Ac.
Per il priore, Carlo “è l’innamorato di Dio, colui che ho conosciuto da giovane e mi ha aiutato nel mio cammino esistenziale e spirituale”. “Carretto è sempre stato un uomo di Azione cattolica, amico dei giovani. Mi disse con una dedica: Paolo, il tuo deserto è a buon punto”. E poi, raccontando della sua ordinazione sacerdotale, il priore ha spiegato quando Carretto gli disse: “tu devi essere prete cosi. Come il servo sofferente”.
Un uomo che sapeva trasportare in particolare i giovani. In questo senso, Michele Tridente, pensando anche al Sinodo sui giovani in corso in questi giorni, ha voluto portare l’esperienza di una generazione che crede in questa Chiesa sinodale. “Carlo era una persona che ascoltava e accompagnava, due parole chiave di questo Sinodo”. Perché Carretto entusiasma i giovani? Perché, per Tridente, “Carretto era essenziale. L’essenzialità piace ai giovani. Piace una Chiesa essenziale, umile. E poi ci piace di Carlo la ‘sorpresa’. Quella sorpresa voluta da Dio. Questa sorpresa è un qualcosa che ancora entusiasma il cammino di noi giovani”. In fondo, conclude Tridente, “la vita di un buon cristiano è una vita missionaria. Una missionarietà che guarda lontano, che sa aprire strade di buona speranza”.
Il libro, spiega Gianni Borsa, curatore del volume, racconta “il Carretto vivo oggi, non fa solo memoria di un testimone di profezia. Ed è una storia di coerenza di vita, quel radicamento nella Bibbia che si fonda sull’ascolto degli altri”. [gds]
[si ringrazia Ennio Angelucci per il servizio fotografico]