«Il dire “ah!” davanti a un bel tramonto, e il gridare la nostra gioia alla vista di un bimbo appena nato, è pregare.
“Dalla bocca dei bambini e dei lattanti hai tratto la tua lode” (Sal 8,3). Bisogna proprio essere dei bambini e dei lattanti per saper pregare, o almeno bisogna divenirlo.
I grandi sono troppo scettici, troppo navigati, troppo furbi, e rimangono nel loro silenzio e chiusi alla preghiera di lode. Ma chi è piccolo di età o è diventato piccolo per grazia, sa lodare e cantare estasiato: “Quando contemplo i tuoi cieli, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissato, che cosa è mai l’uomo, mi dico, perché ti ricordi di lui e il figlio dell’uomo perché tu ti interessi di lui? Eppure lo hai reso poco meno degli angeli, di gloria e splendore lo hai coronato” (Sal 8,4-6).
Non è poca cosa! Ma è la piccolezza dell’uomo che ha scoperto di essere grande. Com’è necessario “divenire piccoli“, farsi piccoli, per imparare a pregare! Ciò che abbiamo viene da Dio, ma è così difficile crederlo per chi è lontano dall’infanzia spirituale!
L’aveva ben capito la Madonna, e così ben cantato nella sua preghiera che è e resterà per sempre il paradigma di ogni preghiera di lode, la risposta più esatta a tutte le domande di Dio. “L’anima mia magnifica il Signore ed esulta il mio spirito in Dio, mio salvatore. Perché ha guardato alla bassezza della sua serva…” (Lc 1,46).
Era la risposta all’eterna domanda dell’Incarnazione di Dio nell’uomo».