San Girolamo: porte aperte anche in ottobre: il racconto dei sacerdoti di Treviso e tante altre visite

Siamo quattro preti della diocesi di Treviso che hanno voluto vivere, dal 19 al 22 ottobre, un tempo di ricarica spirituale attingendo a un luogo significativo, come Spello, sapendo quanto esso abbia sostenuto e rinfrancato il cammino di tante persone e comunità nei decenni scorsi. Siamo preti con esperienze diverse nel ministero, oltre che di età: don Giancarlo Pivato, assistente unitario di Ac, don Davide Menegon, parroco di Zero Branco, don Antonio Guidolin, responsabile del “ministero della consolazione” (esorcismo) e “referente delle cause dei santi e testimoni della fede delle diocesi”, don Giovanni Baù, iniziatore e responsabile di una comunità di recupero.

Venendo a Spello c’era in noi il desiderio di conoscere meglio la vicenda umana ed ecclesiale di fratel Carretto. Dei quattro, solo io, don Antonio, ho avuto modo di vivere l’esperienza negli eremi di Spello due volte nel passato (1978 e 1983) oltre ad aver incontrato fratel Carlo in alcune sue venute a Treviso. Per me in particolare ritornare dopo tanto tempo in questo luogo, pregare davanti alla tomba di Carlo, è stato un riandare a radici molto lontane della mia vita. Figlio di due genitori cresciuti nell’Azione cattolica, fin da piccolo la figura di Carretto mi era familiare, in particolare grazie a mio padre che spesso ricordava con entusiasmo il grande raduno dei “trecentomila baschi verdi” in piazza San Pietro nel 1948. Più significativo ancora è stato l’influsso che ebbe nel fidanzamento dei miei genitori, il libro “Famiglia piccola Chiesa”. È da lì che mio padre prese lo spunto per farsi costruire un “inginocchiatoio a due posti”, da usare nel giorno del matrimonio, e che poi collocò nella camera matrimoniale, dove ancora c’è… Negli anni del seminario una luce importante sul senso della preghiera e del primato di Dio mi venne dal libro “Al di là delle cose”, così come per don Giancarlo fu significativo per la riscoperta del senso della Chiesa il libro “Ho cercato e ho trovato”.

A distanza di anni ritornare a Spello, pur in modo diverso per ciascuno di noi, è stato perciò un abbeverarsi a quel pozzo di Sichem che il Signore aveva scavato per la Chiesa italiana a metà del secolo scorso, ma che ancora può offrire acqua viva, in tempi in cui si avverte quanto sia necessario “non lavorare in superficie, ma scavare in profondità” (Lettere a Dolcidia). La bellezza del “San Girolamo” è quella di continuare ad offrire questa opportunità. Pensando poi a certa letteratura religiosa di questi giorni, la parola di fratel Carlo, i suoi libri, pur talora segnati dalla sensibilità del tempo, rimangono vivi ed evangelicamente provocanti, ed è bello che vengano fatti conoscere e diffusi.

Questi pochi giorni al San Girolamo sono stati infine resi ancor più confortevoli dal fraterno servizio di quattro amici genovesi che hanno saputo offrire una preziosa ospitalità, in un ambiente accogliente e ristoratore.

Don Antonio Guidolin

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A San Girolamo giornate intense. Oltre ai quattro amici preti di Treviso, abbiamo avuto la visita di amici da Genova (Roberto e Vittoria), da Roma (Chiara, Marco e il loro piccolo Tommaso) e da Fulda-Francoforte un gruppetto guidato da Fra Max che ha raccontato di aver trascorso 6 mesi qui a Spello con Carlo Carretto. Simpatica, poi, la visita di Luca e Angela, felici di concludere il loro viaggio di nozze a San Girolamo dove in passato avevano trascorso giorni significativi per le loro scelte e per la loro vita. A San Giro… sempre vita e speranza.

I volontari

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