A Foligno si sono svolti dal 25 al 29 gennaio gli esercizi spirituali per i sacerdoti assistenti di Azione cattolica, guidati da mons. Mansueto Bianchi, assistente generale dell’associazione. Riportiamo alcuni pensieri emersi a partire dal libro dell’Apocalisse.
Venerdì – Nulla di ciò che fai di bene è sprecato
Il progetto del drago è di ridurre la trascendenza all’immanenza: rimuovere Dio dall’orizzonte dell’uomo (questo il significato delle stelle fatte cadere sulla terra) per affermare il gigantismo umano, per dire all’uomo: “Sei il dio di te stesso”. Ed è un progetto parzialmente riuscito: un terzo delle stelle cadono effettivamente…
Poi il drago vorrebbe fare con la bocca ciò che ha fatto con la coda: eliminare Cristo, eliminare quanto di Gesù e di Vangelo la Chiesa riesce ad esprimere nel tempo.
La donna che geme per le doglie del parto è immagine della Chiesa, che sopporta ogni sforzo per generare Dio e offrirlo al mondo. Appena nato, il bambino è rapito verso il trono, come a dire: ogni impegno, quel poco di bene che riesci a generare, Dio lo colloca accanto a sé, lo unisce alla grande forza con cui egli combatte il male. Così nulla è perduto, niente di ciò che fai di bene è sprecato.
Giovedì – Il progetto divino si svela nella storia
Man mano che vengono aperti i sigilli del rotolo, si apre una scena che, di fatto, descrive l’evolversi del progetto di salvezza. Questa progressione ci insegna che il progetto di Dio non è qualcosa di preconfezionato: si rivela, ti si rivela man mano che lo vivi.
Occorre dunque essere fedeli alla storia, alla propria storia, senza fuggire da ciò che siamo. Perché è in ciò che viviamo che ci viene svelato il progetto di Dio.
Non c’è modo di capire il senso della storia se non incontrandola, vivendola, nel suo stesso accadere.
Mercoledì – La morte è vinta, ma non è annientata
L’Agnello è in piedi e sgozzato: è il Cristo, risorto dopo aver attraversato la morte (Ap 5, 1-7). La morte è vinta, ma non è annientata. La passione è superata, ma non è abolita.
Cristo risorto appare con i segni e le piaghe (come in Gv 20): è un modo per dirci che Gesù assume la nostra pochezza e la nostra fragilità e le fa diventare gloria.
Ecco la nostra speranza: Gesù ha curato e vinto le ferite, ma le ha anche amate.
Martedì – “Io ti conosco perché ti amo”
A ognuna delle sette chiese dell’Asia il Signore dice “conosco le tue opere”, ti conosco.
Il Signore racconta la Chiesa a se stessa, per ciò che effettivamente è. Ciascuno di noi “si riceve”, narrato dalla Parola del Signore. È una conoscenza profonda: “io ti so” e so tutto di te perché ti amo totalmente. Non c’è parte di te che io non conosca, perché non c’è parte di te che non sia raggiunta dal mio amore. Possiamo consegnarci anche noi alla radicalità di queste parole: “Io ti conosco perché ti amo”.
Lunedì – Apocalisse, libro di speranza
L’Apocalisse è “difficile”, ogni parola è un mistero, un percorso; ma così siamo educati alla pazienza, che sempre dovrebbe accompagnarci quando incontriamo la Parola.
L’Apocalisse non è, come spesso la si intende, l’annuncio di qualche sciagura. È un libro di speranza. Non è la gelata, ma il bucaneve, che dice che sotto la crosta del gelo si prepara una primavera, capace di vincere la morte del gelo.
Ap 1, 5: Gesù è colui che ci ama o, meglio, colui che “ci sta amando” (il verbo è participio presente): Gesù ti sta amando adesso? Non te ne accorgi?
Marco Ghiazza