Claudio, Emanuele, Caterina, Tony, Paola, Emanuela, Paolo, Nadia, Terry, Claudio, Francesca, Angelo, Maria Augusta, Roberto, don Enrico, don Giancarlo, Liliana e i Piccoli Fratelli.
Volti, esperienze, testimonianza, servizio, un pezzo di vita condiviso in questi tre giorni a Casa San Girolamo (30 settembre – 2 ottobre), alla luce delle Beatitudini del Vangelo di Matteo e di Luca e con il supporto delle meditazioni di fratel Carlo e della fecondità del suo operato e dei luoghi da lui vissuti.
Giorni di ricordo, in cui abbiamo rimesso nel nostro cuore la chiamata di Carlo all’esigenza della vita, il suo essere abitato da Dio, la sua fedeltà alle beatitudini evangeliche, il suo vivere il limite umano con quella felicità che non dà senso solo al passato o al futuro, ma al presente, al limite stesso.
Perché “l’uomo senza Dio è un polmone senza aria, un occhio senza luce, un cuore senza amore”.
Beati perché? È l’attesa di noi uomini che arriviamo a Gesù con domande e lui risponde: “Beati”.
Tradotto vuol dire: “non preoccupatevi perché il Regno di Dio è già vostro, non ve ne accorgete perché lo vivete troppo spesso senza metterci il cuore. Eppure è già regno, insieme coi vostri dolori, con le vostre battaglie, con le vostre gioie, col vostro quotidiano molte volte vissuto in maniera mediocre”.
Lo sforzo risiede solo nel tener viva, aperta la domanda: Beati perché? E la risposta si vive ripetendo: “Io credo, io credo” e tenendo una mano sulla corona del Rosario e l’altra sul fratello così come, ci ha ricordato don Giancarlo, ha fatto fratel Carlo nella notte della sua battaglia di fede.
Il reale educa, è il “vero veicolo sul quale Dio cammina verso di noi”, “il mezzo con cui Dio ci genera, ci tocca, ci fa crescere”.
Il reale è il Regno di Dio qui ed ora, luogo della Resurrezione in Cristo, luogo in cui, anche le cose ritenute impossibili divengono realizzabili. È mano mano che ci avviciniamo al “Divin modello”, è strada facendo che il riflesso della luce delle beatitudini, illumina il nostro volto.
Grazie. Grazie a Tony e Paola, a Caterina e Lele perché ci han ricordato, che la grandezza di Carretto risiede nel rimandare alla contemplazione del Mistero Eucaristico, che solo ci fa avvicinare al Mistero del Cristo e perciò dell’Uomo.