Il Vangelo di questa domenica (8° del tempo ordinario-romano) per alcuni suoi passaggi quasi bucolici sarebbe da leggere sul terrazzo di Casa San Girolamo, accompagnati dal volo e dal cinguettio degli uccelli “residenti” e con lo sguardo sulla campagna, sugli ulivi che rivestono la collina… In questo luogo splendido e nello stesso semplice e povero, non sarebbe difficile riflettere e cercare di assimilare gli spunti del Vangelo.
Abbandono (vivere senza affannarsi nonostante il mondo frenetico e pieno di contraddizioni e tenebre) e ricerca del regno.
Per evitare di scrivere tante parole, circa l’aspetto dell’abbandono possiamo riproporre la preghiera di Charles de Foucauld, preghiera tipica del luogo un tempo frequentato dai Piccoli Fratelli e ora nostro “polmone spirituale”. «Padre, mi abbandono a Te, fa di me ciò che ti piace. Qualsiasi cosa tu faccia di me, ti ringrazio. Sono pronto a tutto, accetto tutto, purché la tua volontà si compia in me, e in tutte le tue creature: non desidero nient’altro, mio Dio. Rimetto l’anima mia nelle tue mani, te la dono, mio Dio, con tutto l’amore del mio cuore, perché ti amo. È per me un’esigenza di amore, il donarmi a Te, l’affidarmi alle tue mani, senza misura, con infinita fiducia: perché Tu sei mio Padre».
Circa il secondo aspetto possiamo riprendere un passaggio del discorso pronunciato da Giovanni XXIII all’apertura dei lavori del Concilio: «Il Signore ha detto: “Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia” Questo “prima” esprime in quale direzione debbano muoversi i nostri pensieri e le nostre forze; non bisogna però trascurare le altre parole di questa esortazione del Signore, cioè: “e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta” (Mt 6,33). In realtà, nella Chiesa ci furono sempre, e ci sono tuttora coloro, che cercando con tutte le forze la pratica della perfezione evangelica, non trascurano di rendersi utili alla società: di fatto, dal loro esempio di vita, costantemente praticato, e dalle loro iniziative di carità prende vigore e incremento quanto di più alto e nobile c’è nell’umana società».
Quel “prima” è davvero determinante, sta alla base di tutto!
Così scriveva don Luigi Serenthà: «Prima di preoccuparsi di che cosa deve fare professionalmente, di studiare la realtà mondana, di vedere come sono gli intrighi della vita economica, politica, il laico deve preoccuparsi di vivere fino in fondo la sua comunione con Cristo, per poter condividere il modo con cui in Cristo il Padre ama questo mondo. Se si colloca in questa prospettiva, riesce anche ad affrontare cristianamente i concreti problemi della vita politica, economica, della professione».
Quindi, in conclusione: abbandono/fiducia e scelte radicale per il Regno.