Non è facile capire il mistero della trasfigurazione che ci rivela chi è Gesù; il Volto bello, luminoso di Gesù tanto che vien voglia di fare tre tende, di fermarsi. Nello stesso tempo però in questa scena di angolo di paradiso (il Gesù glorioso con noi) percepiamo i nostri limiti, i nostri volti proprio non così belli, il nostro rimanere con la faccia a terra, pieni di timore: cosa accadrà di noi?
Ci troviamo tra due monti: il Tabor e il Calvario, tra l’essere vicini a Gesù e le fatiche della vita e della fedeltà alla croce. Ma non possiamo fermarci anche perché, come ci ricordano le altre letture di questa seconda domenica di quaresima, siamo chiamati a lasciare e ad andare. Andare per essere ponte tra due mondi: quello bello che sogniamo, quello purtroppo delle apparenze e quello dei volti sfigurati. Già, perché anche questi volti sono chiamati a trasfigurarsi, a trovare la gioia dell’essere e del vivere. Troppo comodo fermarsi, la nostra tenda è là in mezzo alle folle dai volti anonimi perché non hanno la possibilità o la forza di guardare in alto, di stupirsi, di trovare ciò che vale: il Volto di Gesù.
Nel messaggio per la Quaresima papa Francesco, commentando la parabole del ricco e del povero Lazzaro, scrive: “Perciò questo personaggio ha tratti ben precisi e si presenta come un individuo a cui associare una storia personale. Mentre per il ricco egli è come invisibile, per noi diventa noto e quasi familiare, diventa un volto; e, come tale, un dono, una ricchezza inestimabile, un essere voluto, amato, ricordato da Dio, anche se la sua concreta condizione è quella di un rifiuto umano… Lazzaro ci insegna che l’altro è un dono. La giusta relazione con le persone consiste nel riconoscerne con gratitudine il valore. Anche il povero alla porta del ricco non è un fastidioso ingombro, ma un appello a convertirsi e a cambiare vita. Il primo invito che ci fa questa parabola è quello di aprire la porta del nostro cuore all’altro, perché ogni persona è un dono, sia il nostro vicino sia il povero sconosciuto. La Quaresima è un tempo propizio per aprire la porta ad ogni bisognoso e riconoscere in lui o in lei il volto di Cristo. Ognuno di noi ne incontra sul proprio cammino”.
Chi sale a San Girolamo in questo periodo non lo fa per fermarsi, ma per incontrare quel Volto luminoso che ci sostiene nel nostro andare.
La ruota del carretto