Ci sono cammini umani che calpestano pietre, e spesso le spostano. Ci sono cammini umani, invece, che hanno bisogno proprio delle pietre per essere celebrati e rimanere nella memoria. È stato così, infatti, per il cammino di patriarchi, re e profeti dell’antico Israele. Un cammino segnato spesso da pietre votive, le cosiddette “steli” o “altari”, che avevano lo scopo di aiutare il popolo eletto a imprimere nella propria memoria un particolare luogo in cui era avvenuta l’epifania di Dio. Si legge per esempio nella Genesi: «Il Signore apparve ad Abramo e gli disse: “Alla tua discendenza io darò questo paese”. Allora Abramo costruì in quel posto un altare al Signore che gli era apparso» (Gn 12,7). Questo e altri passi biblici, hanno portato fratel Giancarlo Sibilia a pensare a una vera e propria “teologia delle pietre”, che potesse descrivere questo meraviglioso intreccio tra il cammino di Dio e i passi degli uomini di tutti i luoghi e di tutti i tempi.
E se noi provassimo oggi a sostituire quelle pietre con dei pezzi di carta? Probabilmente diventerebbero le pagine di un taccuino su cui annotare eventi, parole e incontri che accadono nella nostra quotidianità. È lo stesso piccolo fratello della comunità di Sassovivo, infatti, a immaginare le pagine del taccuino spirituale, come una serie di pietre attraverso cui poter segnare i passaggi di Dio nelle piccole-grandi cose del quotidiano. Uno strumento, insomma, che aiuti ciascun credente a fare un esercizio spirituale costante sulla propria vita.
Questo esercizio si nutre di tre passaggi fondamentali: mettersi in ascolto della vita, annotare su un taccuino le cose che accadono, per poi cogliere in esse la presenza stessa di Dio. Uno strumento semplice insomma, ma dalle potenzialità uniche. Matita e carta per dare profondità alla vita.
La radiografia della quotidianità
Cercando di sviscerare in maniera puntuale questi passaggi, potremmo descriverli come una sorta di “radiografia della quotidianità”. Si parte infatti dal saper osservare e saper ascoltare con attenzione la realtà, ovvero gli accadimenti della nostra quotidianità e di quella del mondo, le persone che incrociamo con i loro linguaggi verbali e non verbali. Da questo punto di vista è importante saper porre attenzione sia agli avvenimenti e agli incontri già programmati che a quelli che, molto spesso, giungono inaspettati. Essi potrebbero costituire la Parola di Dio per noi. In secondo luogo si tratta di annotare con una certa puntualità quelle cose che colpiscono, in maniera istantanea, il nostro cuore e la nostra mente, e che sono in grado di portare, da subito, il vissuto a un livello più alto di percezione rispetto alla semplice contingenza. Il terzo e ultimo passaggio consiste nella capacità-possibilità di ritagliarsi dei momenti di riflessione personale (al termine della giornata, settimanalmente o mensilmente) o guidata (dialogo con il proprio padre spirituale) per poter rileggere le cose annotate alla luce della Parola di Dio. Dobbiamo essere consapevoli che questa lettura talvolta risulterà immediata, altre volte, invece, richiederà tempi lunghi, in cui lasciare sedimentare alcune cose il cui significato sarà chiaro solo in seguito.
Esercizio che richiede dedizione
Quante potenzialità in questo strumento semplice e immediato. Un esercizio che, certo, richiede una dedizione costante, ma che in determinati passaggi della propria vita può essere importante per un discernimento autentico, finalizzato a scegliere per il meglio. Potremmo sintetizzare in questa maniera tali potenzialità. Anzitutto, nel mentre affrontiamo questo esercizio, esso ci aiuta a rimanere fedeli alla logica dell’incarnazione. Tale logica, che è inscritta nella rivelazione stessa, ci racconta di un Dio che si rende presente nella nostra vita concreta e fa di essa il luogo della salvezza. Inoltre, annotare gli accadimenti della nostra vita, ci aiuta a stare nella complessità della vita stessa. Essa non è idealisticamente perfetta, ma è insieme bella e faticosa. Anzi, il dolore, la difficoltà, le frustrazioni e anche il peccato potrebbero essere il momento di nuove chiamate di Dio. Sono occasioni preziose di cambiamento, crescita e conversione.
Lì il Signore è già all’opera
Ma il taccuino risulta essere un aiuto importante anche nel momento in cui ci si sofferma a riflettere sulle cose annotate. Spesso è utile, infatti, distanziarsi dalla realtà per vederla meglio e cogliervi in essa le tracce di qualcosa che va oltre la realtà stessa. È in questo secondo passaggio, inoltre, che il taccuino aiuta a ricordare quello che da subito ci ha fatto battere il cuore e ci potrebbe far riconoscere, attraverso la Scrittura, una presenza. Ricordare per stupirsi dei doni di Dio nascosti in tutte le cose; per accogliere la meraviglia di una Parola che ci raggiunge attraverso le strade più impensate, e quindi vivere riconoscenti e grati. Ricordare, però, ci aiuta anche a rivedere gli aspetti più bui della propria vita: situazioni di peccato, relazioni che non funzionano. Insomma un taccuino per imparare a dire con il salmista: «Grandi cose ha fatto il Signore per noi: eravamo pieni di gioia» (Sal 125,3). Grazie a questo strumento, infatti, anche la nostra preghiera sarà più autentica perché nutrita della vita.
Questo significa allenarsi a vivere il primato della vita, dove il Signore è già all’opera e lo si impara a riconoscere illuminati dalla Parola. Allora matita e taccuino in mano e… buona vita!
Michele Pace
(da Segno, 5-6/2017)