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Sabato 11 settembre tornano le “Conversazioni a Spello”: “Un alfabeto nuovo per la città”

Tornano le “Conversazioni a Spello”: l’appuntamento culturale promosso dall’Azione cattolica italiana e dall’Amministrazione comunale della cittadina umbra è previsto per sabato 11 settembre (ore 16.00) nel chiostro di Casa San Girolamo. L’iniziativa era stata interrotta nel 2020 causa pandemia. Tema delle “Conversazioni” 2021 è “Un alfabeto nuovo per la città”. A partire dall’enciclica Fratelli tutti e dal discorso di Papa Francesco al Consiglio nazionale dell’Ac (udienza del 30 aprile 2021) “ci si confronterà sui temi della prossimità e della fraternità e si rifletterà sul modo in cui possiamo rispondere all’appello di Papa Bergoglio a ripensare insieme la Chiesa e la società”. L’intento è anche di “elaborare una riflessione di metodo su come sia possibile impegnarsi per la costruzione di un alfabeto comune per la nostra società, individuando quali potrebbero essere le parole-chiave da proporre in questo tempo di pandemia e smarrimento, partendo dal rapporto tra ecologia ed economia, tra ambiente e lavoro, tra crisi ambientale e crisi sociale”. L’Ac si propone inoltre di offrire un contributo nell’ambito del lavoro preparatorio a “Il pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro e futuro. #tuttoèconnesso”, la 49ma Settimana sociale dei cattolici italiani (Taranto 21-24 ottobre).
Il programma prevede: ore 16 – Apertura della casa e accoglienza; ore 17 – Preghiera sulla tomba di Carlo Carretto; ore 17.30 – Saluto di Moreno Landrini (sindaco di Spello); ore 17.40 – Dialogo con Alessandro Maggioni (presidente federazione Habitat di Confcooperative) e Giuseppe Notarstefano (presidente nazionale dell’Ac), moderato da Pina De Simone (direttrice di “Dialoghi”, il trimestrale culturale dell’Ac); ore 19 – Concerto “Shtetl!” realizzato dal gruppo musicale Mishkalé.

“Il suono dei borghi”: la grande musica nel chiostro di San Girolamo. Rinnovata la collaborazione tra Comune di Spello e Ac


Si è svolto martedì 31 agosto nel chiostro di Casa San Girolamo il Concerto di chitarre all’alba promosso dal Comune di Spello nell’ambito del tradizionale Festival musicale Federico Cesi “Il suono dei borghi”.
Nella fresca mattinata e nella quiete del chiostro alle prime luci del giorno cinque giovani artisti dell’Associazione culturale e musicale “Fabrica Harmonica”, guidata da Annalisa Pellegrini, hanno presentato brani di E. Granados, E. Serrano, M. Casteluonovo-Tedesco, J. Rodrigo. Pubblico non numeroso ma attento e coinvolto nella magica atmosfera creata da movimenti musicali vivaci e melodici esaltati dalla perfetta acustica del chiostro. Ancora una volta si è potuto apprezzare come Casa San Girolamo sia davvero luogo prezioso dove spiritualità, arte e amicizia sono elementi di vita che si incrociano e suscitano motivi di crescita e di speranza.
Non è mancato, come peraltro previsto dal programma, il momento conviviale che ha permesso un cordiale e simpatico dialogo tra artisti e pubblico. L’assessora alla cultura del Comune, Irene Falcinelli, ha ribadito l’importanza di Casa San Girolamo come luogo simbolo della amicizia tra il comune e l’Azione cattolica.

Weekend di arte, lectio e catechesi per adulti: “Toccare le ferite e sognare un’umanità fraterna”


“Se la Chiesa deve trasformare, migliorare, umanizzare il mondo, come può far ciò e rinunciare nel contempo alla bellezza, che è tutt’uno con l’amore ed è con esso la vera consolazione?”. “La bellezza ferisce, ma proprio così essa richiama l’uomo al suo Destino ultimo […]. La bellezza è conoscenza […], colpisce l’uomo con tutta la grandezza della verità”. Queste due riflessioni di Joseph Ratzinger in tempi molto diversi e lontani tra loro, hanno introdotto la tre giorni (27-29 agosto), organizzata dal Settore Adulti, sul tema del “Toccare le ferite e sognare un’umanità fraterna”.

La Grazia, la luce, la potenza che abitano il buio hanno una loro forza e una loro bellezza per questo per aiutare l’esplorazione delle ferite si è scelto di accostare l’ascolto sapienziale della Parola a uno sguardo aperto alla bellezza dell’arte. Attraverso un costante rimando tra Sacra Scrittura e dipinti, sculture, istallazioni di epoche, autori e stili molto diversi tra loro, i partecipanti al weekend a Casa San Girolamo hanno fatto esperienza di rilettura delle proprie ferite e delle tante ferite sociali, economiche, climatiche, politiche che lacerano il nostro mondo e con le quali dobbiamo confrontarci e sulle quali siamo chiamati a interrogarci.
S. Paolo e Abramo sono state le due figure di riferimento in questo lavoro, scomodo e impegnativo, di scavo personale, comunitario e associativo per scoprire come anche nelle ferite, o forse soprattutto in esse, è depositata una vocazione. Tre sono stati gli step che hanno ritmato la proposta formativa: un male che va integrato, perché ciò che non integriamo, capiamo, riconosciamo, ci disintegra; un male che può essere accompagnato dalla solidarietà, l’empatia, la fraternità degli altri, perché in fondo come diceva Madeleine Delbrêl “il male è assenza di bene” e quindi dovremmo “essere coscienti del fatto che è difficile strappare la zizzania senza strappare il buon grano” e “cercare di mettere in ogni persona sempre più buon grano senza occuparsi della zizzania. Rispettare ciascuno: non sporcare il suo ideale a causa delle sue disillusioni o dei suoi rancori. Non combattere il male ma seminare un po’ di vita”; un male che ti spoglia ma nel quale si rivela la chiamata di Dio a una fede adulta che mostra all’uomo che nulla può fare da solo ma tutto per Grazia.

Giorni intensi nei quali il silenzio di Casa San Girolamo, l’accoglienza familiare dei volontari, lo stile associativo e la bellezza del luogo oltre che delle tante opere osservate, hanno creato quel clima di familiarità che ha reso perfetti sconosciuti persone con cui condividere frammenti della propria storia e delle proprie ferite e fragilità. Il weekend è iniziato con una passeggiata artistica per le vie di Spello alla ricerca della bellezza anche dove può sembrare che non ci sia. A ciascuno è stato fatto dono di un taccuino nel quale annotare immagini, pensieri e fermare sensazioni, a partire dalla visita alla Cappella Baglioni in Santa Maria Maggiore, detta anche Cappella bella, dipinta dal Pinturicchio. Un luogo che abbaglia per la bellezza dei suoi colori, la finezza dei dettagli, l’attenzione al dato reale, la ricchezza di significati simbolici, l’accuratezza del paesaggio e che, attraverso di essi, aiuta a ricordarci che siamo impastati di fango e di cielo, trapunti di stelle e di sogni, ma capaci di ogni bassezza. Dio ama ciò che è meno adatto ed è lungo, nella Scrittura, l’elenco degli inadatti amati e chiamati. Questa bella notizia ha permesso di aprirsi all’altro senza maschere, senza paura di giudizi e di mettersi in gioco fino a realizzare un proprio particolare ‘attacco d’arte’.

Nella serata di sabato, infatti, è stato proposto a ciascun partecipante di fare una scultura di pongo con la quale rappresentare una propria ferita o un momento di solidarietà ricevuto o donato in una particolare difficoltà. I coloratissimi manufatti sono stati lo spunto per un intenso momento di condivisione perché quando disegniamo, dipingiamo o utilizziamo una qualsiasi forma d’arte, raccontiamo qualcosa dei nostri desideri, di ciò che sogniamo, che abbiamo vissuto, delle nostre paure e delle nostre fragilità, che diversamente non saremmo stati in grado di esprimere.

Dopo un anno di chiusura Casa San Girolamo ha finalmente sentito il batocchio della campana richiamare tutti ai momenti comunitari, ha visto tornare persone ad abitare le sue stanze, far risuonare la preghiera e il canto nel suo chiostro e sulla tomba di Carlo Carretto, inondare del buon profumo della cucina tutti gli ambienti. Dopo i giovani, anche gli adulti sono tornati in questo polmone spirituale per abbeverarsi al pozzo che canta nel deserto, come quello del Piccolo Principe, perché pur nell’aridità che a volte copre con un fine mantello di sabbia e di desolazione le nostre ferite e quelle degli altri, c’è sempre un pozzo, una parola, una mano, una voce che ci ricorda che nessuna vita è troppo fragile o troppo ferita per essere sanata, amata e cantata.

Veronica Rossi

San Girolamo: il pozzo e il giornale per costruire una spiritualità laicale che aderisca alla vita di ogni giorno

Per troppo tempo si è pensato che la spiritualità fosse una parentesi rispetto alla quotidianità della vita, che l’interiorità si identificasse con una forma di fuga dalla realtà o di generico intimismo rispetto agli affetti e alle responsabilità di ogni giorno. Forse è arrivato il momento – ed è questo – in cui lasciarci incantare e cambiare una volta per tutte dallo stile di Gesù, che non può pronunciare il nome di Dio, il Padre, se non tramite le relazioni che vive, il contatto con le cose, la profondità dei corpi, la ricchezza dei colori, la cura dell’ospitalità. Il Figlio di Dio non guarda il mondo dall’alto, ma lo attraversa con occhi riconoscenti, lo tocca con mani delicate, operose e accoglienti, lo ascolta percependo i fremiti nascosti delle fatiche e delle gioie di ciascuno, lasciando che il cuore pianga per le ingiustizie e batta forte per ogni buona sorpresa dello Spirito.
La spiritualità cristiana o è incarnata e fraterna, o semplicemente non è: se perdi l’umano e la sua storia, perdi anche Dio e se perdi Dio, perdi l’apertura necessaria per custodire l’umano, a favore di tutti. Carlo Carretto, ai tempi della sua permanenza a Spello nel convento di San Girolamo, aveva espresso questo cuore pulsante del cristianesimo coniando l’immagine del “deserto nella città”, sintesi della sua ricerca spirituale: non si tratta di trovare il deserto uscendo dalla vita di tutti i giorni, ma di riconoscere il deserto dentro di essa, per farne il luogo della presenza di Dio. Fu una profezia coraggiosa, essenziale, intrisa di Concilio, purtroppo in parte dimenticata dalle riflessioni ecclesiali più ufficiali, ma non certo dalle molte persone che per motivi diversi e per strade impreviste ripassano a Spello diventandone testimoni silenziosi, senza saperlo, quasi come l’acqua di un fiume carsico che riemerge qui e là in superficie, quando e dove meno te lo aspetti.
È di questo che oggi abbiamo bisogno: rielaborare una spiritualità “laicale”, che aderisca alla vita come si dà, che consegni criteri e strumenti per discernere nel lavoro, nella scuola, nella politica, nelle amicizie e negli affetti, lo Spirito che opera per umanizzare il mondo. Casa San Girolamo, a Spello, desidera diventare un luogo in cui provare a onorare insieme questo compito, attualizzando e rivitalizzando quell’intuizione di Carlo Carretto che proprio oggi sembra diventare particolarmente urgente, come d’altronde succede per ogni vera profezia.
Si impara a vivere l’Eucaristia come ospitalità e pasto che genera comunione, a leggere le Scritture insieme, riconoscendo in esse quelle esperienze fondamentali della vita in cui poter nominare (non invano o superficialmente!) il nome di Dio, ad adeguare gli orari della preghiera alla dinamicità e agli imprevisti della vita reale, a maturare uno stile di apertura che possa fare della fraternità non una parola retorica, o romantica, ma un vero e proprio modo di essere che generi poco per volta una cultura fraterna, dovunque ci si trovi a vivere.
Bastano due segni, presenti a Spello, per indicarne l’atmosfera. Da un lato il pozzo, al centro del chiostro: richiama la necessità di fermarsi, di poter attingere ad un’acqua profonda, rallentando il tempo ansioso dell’orologio e facendo spazio a chi si incontra. Dall’altra i giornali, cartacei e non, insieme ai libri a disposizione in salone o sotto il porticato: ricordano che soltanto nel faticoso confronto con la realtà, portato avanti con sguardo critico, non ideologico e il più possibile condiviso, si acquisiscono occhi e cuore spirituali, in grado di cogliere le movenze dello Spirito nelle cose di tutti i giorni.
Senza il pozzo tutto ci scorrerebbe davanti in modo superficiale; senza i giornali, però, non si avrebbe a che fare con il terreno della storia, nel quale il tesoro evangelico da sempre è seminato per poter portare frutto. Il “deserto nella città”, appunto: silenziosa profezia evangelica da riabilitare o, forse, da scoprire fino in fondo per la prima volta.

don Gianluca Zurra

#latendadellincontro: il vangelo all’opera nelle cose di tutti i giorni


In poche ore una coppia torna a San Girolamo, là dove si è conosciuta trent’anni prima, ricordando ogni più piccolo particolare; un pellegrino fa tappa, in arrivo da Assisi, prima di ripartire per le Marche, a piedi; una famiglia della Campania, con il figlio di due anni, si ferma al pozzo, lasciando correre il bimbo piccolo incuriosito dagli affreschi del chiostro; tre giovani seminaristi – Gioele, Giorgio e Piercarlo – arrivano, con le loro storie sulle spalle; un’altra coppia piemontese, passata per caso, chiede se si celebra l’Eucaristia. Cambiamo programmi, ci ritroviamo a condividere la Cena del Signore preparata in cortile all’ultimo momento, senza neppure conoscerci, ma con una freschezza che sa di profondità, di immediatezza, di umanità, di comunione reale, perché lì ci sono le nostre vite, venute ad incrociarsi casualmente, senza cerimonie né orpelli.
Nulla di più e nulla di meno che questo: il vangelo all’opera nelle cose di tutti i giorni, nella molteplicità di cammini inattesi. Tracce di una Chiesa domestica, semplice, aperta su tutti i lati: si può fare, la sete è tanta, lontana dalle folle e dai grandi eventi. Dunque al lavoro! Una fatica, questa sì, capace ancora di appassionare, di accendere impegno e creatività per la vigna del Signore!

Don Gianluca Zurra