Anche l’Azione cattolica aderisce all’appello di don Ciotti, Libera e altre realtà: indossare oggi, 7 luglio, “una #magliettarossa per #fermarelemorragia di umanità”, per “un’accoglienza capace di coniugare sicurezza e solidarietà”.
“Rosso è il colore che ci invita a sostare – si legge nell’appello che sta mobilitando decine di migliaia di persone, assieme ad associazioni, movimenti, realtà del volontariato e del terzo settore –. Ma c’è un altro rosso, oggi, che ancor più perentoriamente ci chiede di fermarci, di riflettere, e poi d’impegnarci e darci da fare. È quello dei vestiti e delle magliette dei bambini che muoiono in mare e che a volte il mare riversa sulle spiagge del Mediterraneo. Di rosso era vestito il piccolo Aylan, tre anni, la cui foto nel settembre 2015 suscitò la commozione e l’indignazione di mezzo mondo. Di rosso erano vestiti i tre bambini annegati l’altro giorno davanti alle coste libiche. Di rosso ne verranno vestiti altri dalle madri, nella speranza che, in caso di naufragio, quel colore richiami l’attenzione dei soccorritori”.
“Muoiono, questi bambini, mentre l’Europa gioca allo scaricabarile con il problema dell’immigrazione – cioè con la vita di migliaia di persone – e per non affrontarlo in modo politicamente degno arriva a colpevolizzare chi presta soccorsi o chi auspica un’accoglienza capace di coniugare sicurezza e solidarietà. Bisogna contrastare questa emorragia di umanità, questo cinismo dilagante alimentato dagli imprenditori della paura. L’Europa moderna non è questa. L’Europa moderna è libertà, uguaglianza, fraternità. Fermiamoci allora un giorno, sabato 7 luglio, e indossiamo tutti una maglietta, un indumento rosso, come quei bambini. Perché mettersi nei panni degli altri – cominciando da quelli dei bambini, che sono patrimonio dell’umanità – è il primo passo per costruire un mondo più giusto, dove riconoscersi diversi come persone e uguali come cittadini”.
Archivi autore: gianni
Sacerdoti al servizio dell’Ac: tre giorni di fraternità e riflessione a Spello. “Accompagnare il camminare insieme”
“L’Ac per i laici è una scuola specializzata di sinodalità. L’Ac per i preti è un master di specializzazione in ascolto”. Con queste parole di mons. Sigismondi si sono conclusi i tre giorni (18-20 giugno) dedicati agli assistenti regionali presso Casa San Girolamo a Spello. Tre giorni in cui ci si è ritrovati insieme, assistenti nazionali e regionali, per riflettere a partire dal tema “Accompagnare il camminare insieme”. Ci siamo chiesti come assistenti come accompagnare il discernimento comunitario che l’associazione cerca di vivere attraverso i diversi organismi di partecipazione.
Il percorso è stato scandito da tre momenti di riflessione. Il primo di questi è stato guidato da Giuseppe Notastefano, vicepresidente per il settore adulti di Azione cattolica, il quale ha illustrato il senso e il valore degli organismi di partecipazione nell’oggi dell’associazione, della Chiesa e della società. Un secondo momento di riflessione è stato guidato da don Michele Gianola, direttore dell’Ufficio per la Pastorale vocazionale della Cei, che ha puntato la sua attenzione sul ruolo del presbitero all’interno di questi luoghi e in vista di un discernimento comunitario. Don Michele si è soffermato sugli ostacoli e sugli aiuti che il presbitero può avere sia a livello personale sia a livello comunitario nel vivere questo ministero. Il terzo momento di riflessione, invece, ha visto come protagonista mons. Sigismondi, assistente generale di Ac, che ha fatto sintesi delle riflessioni condivise rilanciando provocazioni e piste di lavoro per gli assistenti dell’associazione.
Il percorso di riflessione, però, è stato impreziosito da due componenti importanti. Anzitutto la fraternità profonda vissuta tra noi presbiteri che, sebbene provenienti da diversi contesti, ci siamo ritrovati attorno all’unica passione per la Chiesa e per l’Ac. Tale fraternità è stata caratterizzata soprattutto da una comunicazione profonda che spesso è andata al di là della semplice condivisione delle fatiche pastorali, ma è giunta a toccare le gioie e le fatiche della vita di ciascuno di noi favorita da un’accoglienza delicata l’uno dell’altro. Un’altra dimensione che ha arricchito questa esperienza è stata sicuramente quella della preghiera e dell’ascolto della Parola. In maniera particolare siamo stati accolti per un intero pomeriggio dalle monache clarisse di S. Lucia in Foligno per vivere un momento di ritiro sui passi del profeta Abacuc, per poi condividere insieme con la comunità ospitante la preghiera del vespro.
Insomma tre giorni indimenticabili. Tre giorni in cui abbiamo rinnovato come assistenti la gioia di metterci a servizio dell’Ac e, attraverso di essa, della Chiesa. Tre giorni per ricaricare le batterie della nostra vita di chiamati. Tre giorni in cui ci siamo detti l’un l’altro: è bello essere preti!
Il Collegio centrale assistenti
Sognare a Spello, tra il profeta Gioele e l’Infiorata
Non è stato il desiderio di sognare che ci ha spinto ad arrivare a Casa San Girolamo da varie parti d’Italia nel primo week-end di giugno, ma una curiosità rivestita di speranza, una voglia di mettersi in gioco attirati dall’opportunità di vivere un fine settimana tutto dedicato a noi cosiddetti “adultissimi”, perché la “terza età”, ormai, non esiste più.
In effetti la frase che tracciava il percorso era tratta dal profeta Gioele: “I vostri anziani faranno sogni” (3,1); ma già dalla prima presentazione-condivisione ci siamo resi conto che le nostre vite erano andate ben oltre i sogni e che la realtà superava di gran lunga le fantasie. Abbiamo sperimentato fin da subito un’accoglienza familiare, dei volti giovani (il segretario Lorenzo e il consigliere adulti Nicola) ci hanno salutato calorosamente insieme all’assistente nazionale don Fabrizio: si cominciava davvero bene! La famiglia Borgiani poi ci ha fatto sentire a casa per davvero! Sembra che nel chiostro circoli un’aria speciale che riesce a “mettere in circolo l’amore”… Saranno le preghiere di chi ci ha abitato così a lungo e intensamente?
Eravamo un piccolo ma significativo gruppo non chiuso o autocentrato in un’analisi sulla vecchiaia – con tutti i limiti e le risorse che questa può avere –, ma aperto all’incontro fra generazioni.
Su questo infatti la prof.ssa Musi ci ha accompagnato per la mattinata del sabato aiutandoci a rileggere la storia di una società che ha visto grandi mutamenti e, come sempre, qualcosa di buono si lascia e qualcosa di altrettanto buono si trova adesso: a noi il trattenere e il lasciare con serenità e consapevolezza sapendo che l’incontro fra generazioni non è scontato e richiede, da parte di tutti, un sforzo educativo irrinunciabile se si vuol crescere da ambo le parti per essere una ricchezza reciproca per se stessi e per il mondo.
Al pomeriggio (ben rifocillati da una squisita cucina) don Fabrizio ci ha introdotto alla meditazione personale (in seguito condivisa) attraverso tre personaggi biblici: David, Simeone e Anna sottolineandone i “vizi” e le “virtù”, perché… la vecchiaia non sempre è sinonimo di saggezza!
Con la recita dei vespri del Corpus Domini si è aperto uno sguardo ancora più dilatato sulla bellezza che a Spello è di casa: tutto il paese fremeva per la grande processione della domenica mattina. Vedere un paese allegro, pur nella fatica di una notte completamente insonne, è stato uno spettacolo che ci ha rinfrancato il cuore: famiglie intere per le strade a “spetalare” fiori freschi per la famosa Infiorata e poi a comporre disegni incredibili. La gratuità generosa di donare anche per poche ore una bellezza sconfinata fatta di natura (con tutti i colori e i profumi che questa può offrire), maestria, pazienza, entusiasmo.
Quest’anno ha vinto il primo premio un “quadro” che ricorda i trent’anni dalla morte di fratel Carlo Carretto: sintetizzava in maniera efficace il suo percorso di vita dal deserto al chiostro di S. Girolamo.
Grazie a tutti coloro che in Azione cattolica credono e custodiscono questo “sogno”; a noi il dono e il compito di abitarlo, anche per poco, e di trasmettere poi quanto ricevuto a piene mani.
Carla Alati Tilli
Gesù, eterno presente
«Mentre mangiavano Gesù prese del pane dicendo: “Prendete e mangiate, questo è il mio corpo…”. Poi prendendo una coppa rese grazie e la diede loro dicendo: “Bevetene tutti perché questo è il mio sangue, il sangue del patto, che sarà sparso per la moltitudine dei peccati”» (Mt 26,26-28).
Gesù in quell’istante, sull’altare del mondo intero mentre tutta l’umanità gli era potenzialmente attorno, offrirà se stesso vittima innocente al Padre, pagherà per tutti e chiuderà definitivamente il passato. Quel sacrificio che ebbe il suo offertorio nell’ultima cena, che si consumò il giorno dopo sul Calvario e che si ripeterà in ogni messa della storia, sarà l’unico grande valido sacrificio di cui i sacrifici antichi erano simboli e le future messe “memoriali“.
In un eterno presente, Gesù, che s’era reso solidale nell’Incarnazione con l’umanità intera, assunto il ruolo di Sacerdote Eterno, offrirà se stesso vittima cruenta sul Calvario diventando l’altare del mondo. Questo sacrificio, preconizzato nella Pasqua dell’antica legge quale ricordo di un passaggio dalla schiavitù d’Egitto alla libertà della Terra Promessa, divenuto realtà nell’offerta compiuta dall’Agnello di Dio nell’ultima cena e sul Calvario, segnato dal Padre con la risurrezione e ascensione al cielo di Gesù e rinnovantesi in ogni messa fino alla fine dei tempi, rimane l’unico ed eterno sacrificio accettabile da Dio: la grande realtà del cristianesimo, il Patto della nuova alleanza, la sintesi più ineffabile della nostra fede, della nostra speranza e della nostra carità.
Quando Cristo ci tocca col Sacramento noi entriamo nella pienezza di Dio. Prendendo parte vivente alla “Cena del Signore“, noi facciamo nostra la volontà di Gesù di radunare l’umanità intera attorno alla mensa del Padre, edificando il suo Corpo Mistico che attingerà la sua finale dimensione dopo l’ultima messa celebrata sulla terra quando si spaccherà il velo della nostra fede e i Redenti saranno ammessi al Banchetto eterno del Cielo.
Carlo Carretto
Le Infiorate di Spello rendono omaggio a Carlo Carretto
Le Infiorate di Spello 2018 rendono omaggio a fratel Carlo Carretto, nell’anno del trentesimo della scomparsa dell’ex presidente della Gioventù di Azione cattolica e poi fondatore della Fraternità dei Piccoli fratelli di Charles de Foucauld nel monastero spellano di San Girolamo.
Il gruppo “Arco romano” (maestro infioratore Alessandro Fuso) risulta infatti il vincitore assoluto del 57° concorso delle Infiorate con un’opera dedicata a Carretto. “La scelta tematica” dell’opera (foto: Associazione Le Infiorate di Spello) è “legata alla storia della città”, si legge nella motivazione del premio. “Scelta che enfatizza un personaggio caro alla comunità, rappresentato efficacemente con dettagli che richiamano la sua biografia e con elementi caratteristici del territorio di Spello. Qualità che si uniscono all’uso sapiente del colore e della prospettiva”.