Gesù entra a Gerusalemme; lo accompagnano i discepoli; la gente è in festa. Arriva il Re! È giorno di festa!
Noi oggi sappiamo bene come è andata a finire. Le speranze del momento festoso si sono infrante, nel giro di pochi giorni, sul muro dell’incomprensione, della bugia, dell’invidia.
Ma chi sei? Chi ti credi di essere? Cosa sei venuto a fare? È il percorso terreno della luce nelle tenebre ma non è stata riconosciuta, accolta.
È una storia di Amore che non riconosce amore, del bene che pur essendo vincitore del male sembra che abbia sempre meno spazio.
Noi oggi possiamo guardare a Gesù che entra e osserva i nostri cuori e riempie le nostre vite con la luce della resurrezione.
Certo, si passa attraverso la croce e la morte. E ancora oggi, proprio oggi, siamo rattristati dalle tante croci e dalle tante morti che rischiano solo di essere notizia. Ma noi conosciamo un Re che ci insegna ad abbracciare la croce non come segno di sconfitta o di sofferenza ma come segno di servizio, di gratuità, di amore. La croce come dono di sé, come uscita da se stessi, come prendere su di sé, su ciascuno di noi i pesi dell’umanità ferita (lontana o vicina che sia); prendersi cura dell’altro, degli altri. Per questo non dobbiamo lasciarci rubare la speranza. Accompagnati dalla luce della resurrezione possiamo scegliere di entrare liberamente come protagonisti nella storia della salvezza.
Archivio mensile:Aprile 2017
7/9 aprile: con don Marco Ghiazza week-end “Li amò sino alla fine”
Ogni amore cerca un compimento. Quello di Dio si chiama Gesù e il suo compimento si chiama Pasqua. Attraverso il racconto di Gio
vanni, “discepolo amato” come ciascuno di noi, ripensiamo a questo Amore: “mostrato” nella lavanda dei piedi; “comandato” e “pregato” da Gesù; “compiuto” sulla croce; “accolto” dalla Maddalena e da Pietro dopo la Risurrezione. E condividiamo alcuni momenti di preghiera con la comunità parrocchiale, Chiesa tra le case di Spello.
don Marco Ghiazza
Primo Pietro, il più fragile?
Anche quest’anno un gruppo di ferraresi è partito alla volta di Spello per gustarsi un week-end a contatto con la Parola di Dio, immersi nel silenzio ma con l’opportunità di condividere, anche attraverso il dialogo, un prezioso tratto di strada con persone provenienti dalle diocesi più disparate: un’opportunità che l’Ac ha creato attraverso questo luogo, che va assolutamente conservato e potenziato.
In tutto una ventina di persone, ognuna con la propria storia, tutte accomunate dal desiderio di sostare con il Signore Gesù, per rigenerarsi, ritrovarsi, ripartire. “Primo Pietro: il più fragile”. Il week-end si snodava sulle tracce del primo degli apostoli, un cammino che porta Pietro dal desiderio di affermazione di sé all’amarezza del fallimento, che passa per la potenza dello sguardo misericordioso di Gesù, che accetta di morire anche per lui, suo caro amico. Uno sguardo, quello del Maestro, che lo fa capitolare: Pietro arriva finalmente, in riva al lago davanti al Signore risorto, a consegnarsi liberamente, ad accettare il perdono, a lasciare indietro il passato e la sconfitta, spogliandosi di tutto ciò che prima gli impediva la sequela.
Una vita nuova lo attende, la vita purificata del discepolo che ha imparato perché è caduto e ha avuto il coraggio di afferrare la mano del Signore che, da sapiente educatore, lo ha lasciato cadere. Ognuno di noi si è riletto in questa storia: ognuno di noi è Pietro, fragile e per questo capace di convertirsi all’amore smisurato e seducente di Dio. A confronto con i passi dell’apostolo ogni storia si è misurata e condivisa all’interno di quello stile di approfondimento spirituale tanto caro al settore adulti dell’Azione cattolica: la narrazione alla luce della Parola.
Riconoscere se stessi e le proprie esperienze nelle vicende raccontante dalla Bibbia: è facile allora emozionarsi, avvertire forte l’esigenza di conversione ma anche condividere, fraternizzare, concretizzare vie per valorizzare questa esperienza nel vissuto laicale. Tutto questo grazie alla sapiente guida di don Emilio, che ci ha ricordato, durante i suoi splendidi contributi alla meditazione: “Ogni intuizione preziosa, che ci cambia, richiede tribolazione!”. Accettare tale tribolazione significa mettersi, al fianco di Pietro, sulla via del Maestro.
Con Lazzaro, Gesù ci dice: vieni fuori, vivi in pienezza!
Il vangelo di domenica 2 aprile, V di quaresima, ci mostra innanzitutto l’umanità di Gesù. Di fronte alla morte di Lazzaro, Gesù piange e questo ci dice che il Figlio di Dio è uomo, è come noi, è in mezzo a noi. Questa compagnia ci consola; la fragilità che spesso ci coglie nei momenti difficili, nelle prove della vita, nostre e delle persone care, non è debolezza, emozione ma diventa compassione e si trasforma, ci trasforma perché comprendiamo che la partita della vita non ha tempo. Occasione anche oggi per riflettere su che senso diamo alla vita. È il punto centrale dell’esistenza umana di ciascuno, per ogni aspetto dell’esistenza, quella che viviamo provvisoriamente su questa terra e quella eterna dopo la morte. Continua a leggere