Il terremoto che ha colpito il centro Italia è stato devastante: centinaia di vittime, paesi crollati… Nessuno sa dire quando la terra cesserà di muoversi, quando si potrà, se si potrà, tirare un sospiro di sollievo e riprendere in mano quella vita che porterà sempre i segni del dolore e della devastazione.
Sgomento, incredulità, paura, ansia, senso di precarietà e di impotenza, domande…
Il dramma delle terre sconvolte ha colpito un po’ tutti; tutta l’Italia ha sentito la scossa; è come se le onde distruttive che si sono propagate nel suolo tra Abruzzo, Marche e Umbria si siano man mano, allontanandosi dall’epicentro, trasformate in piccole scosse che hanno fatto tremare i cuori; da nord a sud e anche più lontano; lo si intuisce dalle tante manifestazioni di solidarietà.
Le scosse sismiche della mattina del 24 agosto (e le successive) hanno dunque interessato la nazione intera. Le immagini e le cronache del terremoto sono giunte ovunque, contribuendo a mettere da parte per un po’ questioni altrettanto drammatiche e preoccupanti che non lasciano (o meglio non dovrebbero lasciare) tranquilli: fatti sanguinosi come la guerra in Siria, gli attentati in Turchia e le repressioni che ne derivano, la minaccia terroristica in Europa, il dramma dei migranti (tornano alla ribalta barriere, confini e avversioni), l’economia dissestata che continua a incrementare diseguaglianza e povertà. Senza parlare del malaffare, della corruzione, di una certa politica divisiva.
Siamo scossi! Ma che sia una scossa che demolisca l’indifferenza e la irresponsabilità! Di fronte ai fenomeni incontrollabili e non sempre prevedibili della natura restiamo ammutoliti. Non possiamo fare nulla? Certo, si può agire sul fronte della prevenzione ambientale e urbanistica. E possiamo, quando il terremoto colpisce, mettere mano alla generosità, alla solidarietà, al soccorso, alla preghiera. Ma di fronte alle altre questioni possiamo fare molto. Sono questioni che toccano veramente tutti, perché ,come ricorda il Papa nella Laudato si’ “tutto è in relazione” e in un modo interdipendente non esiste questione che non ci riguardi.
Dobbiamo scuotere le coscienze; le emozioni devono essere sostituite da gesti concreti di interesse globale, da gesti concreti quotidiani capaci di propagarsi come onde di un terremoto etico e interiore. Gesti che assestino un colpo decisivo a indifferenza e individualismo per un mondo globale e conviviale e non frammentato, senza fiducia e senza speranza.
Dare una scossa alla responsabilità, alla cittadinanza. È sufficiente volerlo e condividerlo. Spesso nelle nostre celebrazioni al Padre nostro ci si prende per mano. Non sia un gesto di semplice volerci bene o stare insieme ma a partire da questa comunione prendere l’impegno a dare una svolta al mondo mettendoci le mani, sporcandoci le mani.
Anche a San Girolamo abbiamo avvertito le scosse del terremoto. Niente paura; nessun segno di danno a Spello e dintorni. La tragedia; i morti, le persone che hanno perso tutto, affetti e case sono entrate subito nella nostra preghiera. Nei giorni dopo il terremoto abbiamo letto due volte nel vangelo di Matteo che «non sappiamo né il giorno né l’ora»; che dobbiamo essere vigilanti. Ecco, ora noi ci siamo e non possiamo essere negligenti o egoisti. Possiamo dare la scossa. Casa San Girolamo è certamente luogo prezioso di riflessione e di pace; ma è anche luogo che non lascia tranquilli, che sprona alla decisione, a quel discepolato (caro a mons. Mansueto Bianchi) che ci porta nelle strade del mondo con il nome di Cristo ad annunciare la buona novella e a curare le ferite dell’umanità.