Con la mente e il cuore appesantiti dalla fretta della quotidianità, di giornate stracolme di impegni, lavoro e studio, con il passo lento ma anche emozionato e incuriosito, ci siamo diretti prima da Firenze verso Spello, poi dalla macchina al portone in legno della Casa San Girolamo, per l’inizio del weekend fidanzati (16-18 dicembre, tema: “Non temere di prendere con te… Sogni, cammini, liberazioni).
I volti sorprendentemente sorridenti di Rita e Stefano e un’aria di casa e di famiglia ci attendevano, scaldando con immensa sorpresa quel chiostro dalle mura chiare e l’aria fredda. Eravamo tra i primi ad essere arrivati. Il tempo di posare borsa e chitarra, come accade all’arrivo di ogni esperienza, poi un tam tam di suoni al campanello di varie coppie, giunte lì da tutta Italia. E subito l’impressione di essere capitati proprio in un bel luogo: volti sorridenti, presentazioni calorose, abbracci come fossimo amici da sempre. Tutto era pronto a predisporre un tempo di pace e di verità per le nostre vite personali e i nostri cammini di coppia. Già il Signore si stava svelando attraverso la bellezza del luogo e i nostri incontri.
Entrando dunque nel vivo dell’esperienza, quale modo migliore per iniziare il weekend che quello di chiedere al proprio cuore di far emergere i sogni più profondi, quelli proiettati dall’immaginazione come bellissimi e quasi staccati dal senso talvolta troppo pesante della realtà? Proprio così, noi ci abbiamo voluto provare. Ci siamo messi in gioco scommettendo con fiducia sull’importanza di sognare cose alte, sia per se stessi che per il cammino insieme. Accogliere i sogni dell’altro, sostenere il suo cammino nel tentativo di vederli realizzati, ma poi anche esserci e stare pienamente nel momento della fatica, quello in cui il sogno si infrange, per poi decidere assieme di rialzarsi. Essere, insomma, giovani che desiderano divenire esperti in ripartenze.
Con questo desiderio abbiamo condiviso lo sforzo di ricostruire le nostre leggende d’amore, tornando con la mente al primo incontro, al momento in cui l’altro ha salvato la nostra vita dalla tristezza o dallo smarrimento. Rifarne memoria e gioire assieme per la bellezza degli inizi. Poi la sera del sabato, in refettorio, attorno a un tavolo ricco di cose buone, è stato il tempo della condivisione tra tutti. Ognuna delle nove coppie ha, in modo inaspettatamente fraterno e non senza commozione, raccontato di sé e della propria storia agli altri. Assieme a noi, come in tutti gli altri momenti, don Tony, accompagnatore attento e premuroso e al suo fianco Stefano e Rita, con il loro bagaglio di amore di sposi, intenso ma leggero.
Prima di dormire, sabato sera, in cappella insieme a Gesù. Qui c’è stato il tempo disteso e commosso per profumarsi vicendevolmente le mani con il profumo di nardo, quello utilizzato dalle donne per cospargere il corpo di Gesù. Promettersi l’impegno di continuare a farlo in ogni momento; consumando per l’altro gesti di tenerezza e parole del cuore. Perché in fondo, cos’è l’amore se non un evidenziatore della vita dell’altro e delle sue potenzialità?
E come è possibile “promettersi amore eterno”, come tanto spesso sentiamo dire, se non siamo capaci di consumarci e spenderci senza riserve per custodire quello quotidiano?
Abbiamo provato a mettere su carta le suggestioni che portiamo dentro da questo weekend, ma è abbastanza impossibile poterle fermare tutte. Sicuramente l’Azione cattolica, tramite questa esperienza, ci ha donato un tempo veramente prezioso, di cui essere grati al Signore e agli amici con i quali l’abbiamo condivisa.
Nutriamo, in questo Natale, il desiderio di essere culla per Gesù bambino che nasce, di custodirLo in noi per essere persone della semplicità e della tenerezza nelle cose di tutti i giorni e moltiplicatori delle cose belle della vita.
Chiara e Francesco