Giancarlo Sibilia ricorda Carlo Carretto: «Un uomo che ha creduto profondamente nell’amore di Cristo»

Fratel Carlo Carretto veniva spesso invitato a dare la sua testimonianza di vita e di preghiera in varie diocesi, parrocchie e associazioni in Italia e non solo, viaggi pieni di respiro missionario. Una domanda che spesso gli rivolgevano era, nel caso avesse dovuto ricominciare la sua vita da zero, cosa avrebbe evitato o cambiato. Naturalmente la richiesta si riferiva in particolare agli anni in cui fu presidente centrale della Giac, la Gioventù italiana di Azione cattolica (1946-1952), o all’ultima parte della sua vita di Piccolo fratello a Spello. Fratel Carlo rispondeva serenamente e senza esitazione, illuminato dalla sapienza del Concilio Vaticano II – che gli permetteva di giudicare con più distacco gli anni giovanili – che, a parte evitare i peccati, se fosse tornato indietro avrebbe rifatto tutto, specialmente per quanto riguardava la militanza in Azione cattolica.
Ritornando da questi impegni di apostolato, e rivedendo con i Piccoli fratelli a Spello la tabella di marcia, Carretto si fermava a sottolineare luoghi, persone, storie e soprattutto alcuni volti che lo avevano colpito in modo particolare. E spesso notava quanto questi volti e queste persone di buona volontà vivessero e operassero in alcune diocesi dove l’Azione cattolica era particolarmente amata. A questo punto esclamava con entusiasmo come avesse avvertito, in quei volti e in quelle storie, il profumo della Chiesa.
Il suo atteggiamento verso la Chiesa, specie nei suoi ultimi anni, a qualcuno è parso essere un rapporto di qualche tensione, basti pensare ad alcune sue pagine: «quanto sei contestabile Chiesa, eppure quanto ti amo… vorrei vederti distrutta eppure ho bisogno della tua presenza. Mi hai dato tanti scandali, eppure mi hai fatto capire la Santità». Ma è sempre lo stesso Carlo Carretto innamorato di Dio e della Chiesa e il tono non è quello dell’amante che, pur deluso, non può fare a meno dell’amata, ma piuttosto è sempre il cuore del figlio che parla perché gli sta a cuore la sposa bella per la quale Cristo ha dato la Sua vita.
Amare la Chiesa per Carretto ha sempre voluto dire crederla Santa in Cristo, non chiudendo gli occhi davanti al continuo indispensabile bisogno di conversione, ma credendo sempre in Lui che è capace di trasformare anche le ossa aride in rigoglio di vita. L’ecclesiologia di Carlo Carretto è profondamente cristologica, radicata nell’amore verso Gesù, «l’amico più grande e sicuro che ho». La visione di Chiesa di fratel Carlo non è “misticheggiante”, ma sviluppata a partire dai vescovi ai quali attraverso il Padre consacrerà la vita al momento di emettere i voti perpetui in Fraternità per una continua preghiera di intercessione.
Dominava sempre in Carretto una visione sacramentale della Chiesa senza infingimenti e connivenza con il potere, vista realisticamente come luogo della fedeltà di Dio, ma anche come luogo della tentazione.
Per questo, ancora oggi, fratel Carlo ci appare come un uomo che ha creduto profondamente nell’amore di Cristo. Un amore vero, appassionato, che ha reso forte la sua testimonianza sia in Azione cattolica che in tutta la vita della Chiesa.

Gian Carlo Sibilia jc
priore dei Piccoli fratelli di Jesus Caritas

 

(Avvenire, 23 giugno 2017)

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