All’inizio dell’avvento Isaia, nella sue utopiche profezie, ci parlava di un mondo nel quale “il lupo dimorerà insieme con l’agnello, le lance si trasformeranno in falci, un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo…” e invitava: “Venite, saliamo sul monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe, perché ci indichi le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri”. Un monte dove sarà preparato “un banchetto di grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti”, in cui “il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto”.
Ma chi salirà il monte del Signore, quali sentieri percorrere per arrivare a questo monte di giustizia e di pace se attraversiamo un mondo pieno di ostacoli, di angustie, di trafitti di spada, spade fatte di parole, di comportamenti…? Un mondo ricco di consumo, di apparenza, di false sicurezze, ricco di idoli, di intolleranza, di indifferenza, di individualismo. Un mondo desertificato dove è difficile intravvedere segni di speranza?
“Chi salirà il monte del Signore. Chi può stare in un luogo santo? Chi ha mani innocenti e cuore puro, chi non si rivolge agli idoli…”.
Ecco il Natale! Gesù viene per accompagnarci!
Per salire al monte il Natale ci sollecita ad accogliere l’invito a salire e nello stesso tempo a “rimanere”, a considerare quindi un doppio deserto: quello interiore – desertificando la nostra vita dagli idoli che si frappongono tra ciascuno di noi e il monte sul quale siamo invitati a salire – e quello del mondo, il deserto che siamo chiamati a trasformare in giardino per l’uomo attraverso la nostra testimonianza.
Per fare questo ricorriamo ancora una volta alle parole di fratel Carlo Carretto, la voce profetica di Spello:
“Se l’uomo non può raggiungere il deserto, il deserto può raggiungere l’uomo. Ecco perché si dice ‘fare il deserto nella città’. Non staccare il concetto di deserto dai luoghi frequentati dagli uomini, prova a pensare e soprattutto a vivere questa espressione veramente esaltante ‘il deserto nel cuore della città’. Sì, dobbiamo fare il deserto nel cuore dei luoghi abitati”
“Considera la realtà in cui vivi, l’impegno, il lavoro, le relazioni, le adunanze, le camminate, le spese da fare, il giornale da leggere, i figli da ascoltare, come un tutt’uno da cui non puoi staccarti, a cui devi pensare. Dirò di più un tutt’uno attraverso il quale Dio ti parla e ti conduce. Non è fuggendo che tu troverai Dio più facilmente ma è cambiando il tuo cuore che tu vedrai le cose diversamente. Il deserto nella città è possibile a questo patto: vedere le cose con occhio nuovo, toccarle con spirito nuovo, amarle con cuore nuovo. Non occorre fuggire, alienarsi, tra ciò che penso e ciò che faccio, andare a pregare e poi distruggersi nell’azione, fare i pendolari tra Marta e Maria. Sì, la realtà ci educa e come! La realtà è il vero veicolo sul quale Dio cammina verso di me” (Il deserto nella città)
Possiamo stare nei luoghi abitati, senza fuggire, certi che il Signore è in mezzo a noi!
Santo Natale a tutti
la ruota del carretto
ps: a proposito di monte: ricordiamoci del Monte Subasio sulle cui pendici sorge Casa San Girolamo, luogo scelto e abitato per imparare a fare deserto (per qualche giorno) per viverlo nella ferialità e nella città. E sul “Monte” possiamo salire dalla prossima Quaresima per i fine settimana che sono stati programmati