Pasqua: il Signore abita in mezzo a noi. “Dovete vivere con Gesù come con gli uomini”


“E il verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”. Possono sembrare fuori tempo queste parole del vangelo di Giovanni. Le consumiamo a Natale quando festeggiamo la nascita di Gesù. Ma non è il ricordo di un evento, non è un certificato di nascita, ma una attestazione di residenza. Gesù “abita”, è in mezzo a noi e in questi giorni in cui celebriamo la Pasqua e facciamo memoria della istituzione dell’Eucaristia abbiamo l’opportunità di rivedere quanto sentiamo viva la presenza del Signore in mezzo a noi, con un corpo. Il corpo di una persona che vive accanto, insieme. Un corpo risorto e quindi vivo: sostando davanti al tabernacolo davanti al cosiddetto “sepolcro” non facciamo qualcosa di mistico, di spirituale. Colloquiamo con una persona, che è lì.
Vengono alla mente le parole di Francesco nella Evangelii gaudium con le quali invita a rinnovare ogni giorno l’incontro con il Signore. Non si tratta di una preghiera, una invocazione, bensì di un dialogo. Con una persona che una volta accolta, ascoltata, “imparata” dobbiamo far uscire dal sepolcro con la nostra vita per rendere testimonianza.
Come scriveva fratel Carlo Carretto, dobbiamo trovare il tempo per un po’ di deserto; per un incontro con Dio che faccia rotolare vie le pietre della fretta, del fare, delle preoccupazioni, delle stanchezze.
Scriveva padre Voillaume, una delle guide di Carretto: “Dovete vivere con Gesù come con gli uomini. Non crediate che questo sia molto facile da realizzare. Vi si dirà che il Signore, padrone di ogni vita, è presente dappertutto e che potrete trovarlo più certamente nel cuore dei poveri che soffrono. Ed è verissimo. Ma ci si dimenticherà di dirvi che questi poveri hanno diritto di incontrare a loro volta in voi il volto autentico del Cristo e la sua Parola. E ciò presuppone che voi lo abbiate incontrato non una sola volta, ma che voi lo frequentiate al punto da non potervi separare da lui. È questo che la presenza dell’Eucaristia nella vostra fraternità vi ricorda e vi dona”.
E completa fratel Carlo: “Quanto è difficile mettere un po’ d’ordine dentro di noi, quanto è difficile uscire dal formalismo della preghiera e trasformarla in spirito unificante. Troppo volte e per troppo tempo le due cose, la preghiera e la vita, si corrono dietro come due ragazzi che giocano, si incrociano come due estranei per la strada, convivono come due vicini che non si salutano, si opprimono come una suocera e una nuora […] Forse che il primo comandamento si mette in lotta col secondo che è pur simile al primo? O ciò che chiamo apostolato non è amore del prossimo ma agitazione, attivismo, ricerca di sé, amore di evasione, perdo il mio tempo a cercar me stesso nel contatto con il mio prossimo e non ho più tempo per star con Dio?” (da Ciò che conta è amare).
Trovare il tempo, il tempo per un po’ di deserto per camminare con il Risorto che venne per abitare in mezzo a noi!
“Se l’uomo non può raggiungere il deserto, il deserto può raggiungere l’uomo. Ecco perché si dice ‘fare il deserto nella città’. Fatti una piccola pustinia* nella tua casa. Non staccare il concetto di deserto dai luoghi frequentati dagli uomini, prova a pensare e soprattutto a vivere questa espressione veramente esaltante ‘il deserto nel cuore della città’. Sì, dobbiamo fare il deserto nel cuore dei luoghi abitati” (da Il deserto nella città).
BUONA PASQUA

la ruota del Carretto

*pustinia: piccola capanna, luogo tranquillo. Questo termine ci ricorda il dono di Casa San Girolamo che, come lo è stato per molti, può essere luogo tranquillo e prezioso per imparare ad abitare il mondo con la gioia del Vangelo in compagnia del Risorto.

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