«Mentre mangiavano Gesù prese del pane dicendo: “Prendete e mangiate, questo è il mio corpo…”. Poi prendendo una coppa rese grazie e la diede loro dicendo: “Bevetene tutti perché questo è il mio sangue, il sangue del patto, che sarà sparso per la moltitudine dei peccati”» (Mt 26,26-28).
Gesù in quell’istante, sull’altare del mondo intero mentre tutta l’umanità gli era potenzialmente attorno, offrirà se stesso vittima innocente al Padre, pagherà per tutti e chiuderà definitivamente il passato. Quel sacrificio che ebbe il suo offertorio nell’ultima cena, che si consumò il giorno dopo sul Calvario e che si ripeterà in ogni messa della storia, sarà l’unico grande valido sacrificio di cui i sacrifici antichi erano simboli e le future messe “memoriali“.
In un eterno presente, Gesù, che s’era reso solidale nell’Incarnazione con l’umanità intera, assunto il ruolo di Sacerdote Eterno, offrirà se stesso vittima cruenta sul Calvario diventando l’altare del mondo. Questo sacrificio, preconizzato nella Pasqua dell’antica legge quale ricordo di un passaggio dalla schiavitù d’Egitto alla libertà della Terra Promessa, divenuto realtà nell’offerta compiuta dall’Agnello di Dio nell’ultima cena e sul Calvario, segnato dal Padre con la risurrezione e ascensione al cielo di Gesù e rinnovantesi in ogni messa fino alla fine dei tempi, rimane l’unico ed eterno sacrificio accettabile da Dio: la grande realtà del cristianesimo, il Patto della nuova alleanza, la sintesi più ineffabile della nostra fede, della nostra speranza e della nostra carità.
Quando Cristo ci tocca col Sacramento noi entriamo nella pienezza di Dio. Prendendo parte vivente alla “Cena del Signore“, noi facciamo nostra la volontà di Gesù di radunare l’umanità intera attorno alla mensa del Padre, edificando il suo Corpo Mistico che attingerà la sua finale dimensione dopo l’ultima messa celebrata sulla terra quando si spaccherà il velo della nostra fede e i Redenti saranno ammessi al Banchetto eterno del Cielo.
Carlo Carretto