Credere che Dio si è fatto uomo è il più grande sogno per l’uomo. Si direbbe che tale fu il desiderio di unire la terra al cielo che il natale diventò la realizzazione di quel desiderio. Insomma il natale, la venuta di Dio sulla terra, l’ho desiderata io e l’ho sognata o è un fatto straordinario come un sogno che si è avverato? Penso l’uno e l’altro, tanto è cosa straordinaria; certamente la venuta ha anticipato il sogno perché nessuno di noi sarebbe stato capace di fare un sogno così unico e bello. Che ne dici tu, Maria, tu che sei la più interessata? Non ti pareva un sogno l’avere un figlio di quel genere? Ti pareva cosa reale? L’averlo generato nella carne era niente in confronto alla fatica di generarlo nella fede. Vedere un bimbo, il tuo bimbo era facile, ma credere, credere mentre gli facevi fare la pipì in un angolo che proprio lui, il tuo bimbo era il Figlio di Dio non era cosa facile. La fede era certamente oscura, dolorosa anche per te, non solo per noi tuoi fratelli su questa terra di viventi. Non è facile credere! Non è così, Maria? Non è così anche per te? Non c’è fatica più grande sulla terra della fatica di credere, sperare, amare: tu lo sai. Aveva ragione la tua cugina Elisabetta a dirti: «Beata te che hai creduto!». Sì, Maria, beata te che hai creduto. Beata te che mi aiuti a credere, beata te che hai avuto la forza di accettare tutto il mistero della natività e di avere avuto il coraggio di prestare il tuo corpo ad un simile avvenimento che non ha limiti nella sua grandiosità e nella sua inverosimile piccolezza. Nella incarnazione gli estremi si sono toccati e l’infinitamente lontano si è fatto l’infinitamente vicino, e l’infinitamente potente si è fatto l’infinitamente povero.
Carlo Carretto