Questo è un posto semplice. È un posto dove la terra profuma. Nel verde della prima erba fresca luccicano i noccioli di oliva, ancora umidi della carne che ha nutrito gli uccelli. L’ulivo canta la sua canzone di fronde nuove, il legno scricchiola, i passerotti intessono l’aria di trilli, le colombe ritmano il canto altrui, il vento accarezza le orecchie. Questo è il posto in cui si annodano storie, in cui si tirano le reti dei mesi trascorsi, si controlla il pescato. E stupisce sempre la facilità con cui lo si fa, senza sensi di colpa, senza autoaccuse. Come semplice, istintivo eppur profondo atto di amore. Il piccolo cipresso di Francesco, piantato ai piedi della tomba di Carretto, ha un anno. Un altro anno è passato tra le mura silenziose di San Girolamo.
Qui abbiamo deciso di trascorrere il nostro fine settimana delle Palme come Presidenza nazionale di Ac, assieme ad alcuni amici che di San Girolamo si prendono cura tutto l’anno, tutti gli anni.
Qui siamo arrivati ognuno con la sua storia e le sue storie, con il desiderio di riposare o la voglia di fare, cercando il silenzio o l’occasione per ridere e raccontarsi. Come Presidenza, perché per noi un tempo così è davvero importante. Condividiamo quotidianamente molto in questi anni intensi e ricchi di servizio e sentivamo il bisogno di regalarci questi giorni, in preparazione della Pasqua, per rileggere assieme e personalmente le nostre vite, a volte vissute un po’ troppo di corsa. Un tempo favorevole, tra le mura di San Girolamo e per le vie di Spello. Abbiamo scelto di farlo insieme perché insieme stiamo crescendo, come una famiglia.
E così questi due giorni sono trascorsi in un incrocio tra vita comunitaria e profonda, silenziosa, solitudine personale. Abbiamo meditato, riportando alla memoria i nostri Esodi, le fughe dall’Egitto della nostra vita, abbiamo celebrato e pregato, e abbiamo mangiato, assieme, la cena degli ebrei, quella fatta di agnello ed erbe amare, di pane azzimo e vino, di haroseth e limone. La stessa che ha consumato Gesù con i Dodici. Abbiamo cantato a squarciagola nella notte la felicità del percorso insieme, abbiamo gironzolato per le vie di una delle più belle coloniae Iuliae e abbiamo lasciato che la ritualità dei gesti vissuti nutrisse e curasse la nostra anima, ci desse il ritmo, ci riconducesse al profondo di noi stessi, per poterlo condividere in semplicità con gli altri.
Questo è stato per noi San Girolamo: non una parentesi dalla vita quotidiana, piuttosto un passo di quella strada che ognuno di noi sta percorrendo. Un cammino che, in questo tempo, si incrocia e annoda con quello dei compagni di viaggio della Presidenza di Azione cattolica. Anche qui, anche ora, tra le mura di un vecchio monastero scelto come polmone spirituale dell’associazione, che, nel corso dei secoli, ha accolto e vegliato sulle vite e sui cammini delle persone più varie e disparate. E che, ancora oggi, assolve il suo antico compito.
Lucia Colombo