Il Consiglio diocesano dell’Ac Pescara-Penne ha vissuto il fine settimana del 13-15 maggio a Casa San Girolamo. “Sulle orme di Carlo Carretto, ci siamo messi in ascolto della Parola, abbiamo parlato di preghiera e programmato i prossimi passi per l’Ac diocesana”, spiegano. “Grazie a Monica, Marina e Mario che ci hanno accolti nella pace della Casa San Girolamo. Grazie all’Azione cattolica italiana, che ci ha preso per mano e cammina con noi. Grazie a Dio Padre per il dono dell’amore, della comunità e del discernimento”.
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Charles de Foucauld santo. Fr. Paolo Maria Barducci (Piccoli Fratelli Jesus Caritas): “Si è fatto plasmare dal Signore

(Foto g.b. – San Girolamo)
“A partire da una intensa esperienza di Dio” Charles de Foucauld “ha compiuto un cammino di trasformazione, fino a sentirsi fratello di tutti”. È Papa Francesco a esprimersi così nell’enciclica “Fratelli tutti”, richiamando due figure di riferimento: Francesco d’Assisi e Charles de Foucauld, che sarà canonizzazione a Roma domenica 15 maggio. La celebrazione sarà presieduta dallo stesso pontefice. Per parlare del prossimo santo (nato a Strasburgo nel 1858 e morto a Tamanrasset, in Algeria, nel 1916), abbiamo raggiunto l’antica abbazia di Sassovivo, dalla quale si gode uno splendido panorama su Foligno (Perugia) e la pianura umbra. Ci fa da guida il priore, fratel Paolo Maria Barducci. Un’occasione anche per incontrare fratel Gian Carlo Sibilia, fondatore della fraternità dei Piccoli Fratelli di Jesus Caritas nel 1969 e per decenni priore generale, ricevuto in udienza da Bergoglio lo scorso gennaio.
A Sassovivo si respira il carisma di de Foucauld (conosciuto come il “fratello universale”), così pure quello di Carlo Carretto, anch’egli Piccolo fratello, alla guida della comunità che per oltre vent’anni ha animato Casa San Girolamo, nella vicina Spello, ora affidata all’Azione cattolica italiana che ne ha fatto un “polmone spirituale” per laici e famiglie.
Fratel Paolo Maria ha ricoperto numerosi incarichi nella fraternità e in diocesi, sia a Foligno sia a Sant’Angelo dei Lombardi in Irpinia. Dapprima ci descrive la fraternità, presente in Italia e in Israele, a Nazaret. Poi torna sulle parole del Papa, che nella stessa enciclica, sottolinea di de Foucauld “la dedizione totale a Dio”, “l’identificazione con gli ultimi, abbandonati nel profondo del deserto africano”.
Definire “avventurosa” l’esistenza di de Foucauld appare persino riduttivo. Proveniente da una ricca famiglia francese, fu soldato, esploratore, uomo di cultura. Poi la vita a Nazaret, l’esempio della “santa famiglia” e della vita nascosta di Gesù. Quindi il deserto, in Nord Africa. Come è stato possibile questo percorso di vita?
L’aspetto principale di tutto questo è lo sguardo fisso su Gesù. In particolare sull’Eucarestia, presenza reale, fisica di Gesù. E la lettura e lo studio della Parola, che ai tempi di Charles de Foucauld non era così letta e frequentata dai fedeli come può accadere oggi: negli anni di Nazaret (1897-1900) egli l’ha approfondita, amata, fatta diventare vita. De Foucauld va all’essenziale, si fa plasmare dal Signore. Siamo di fronte a un’esperienza spirituale intensa, che gli cambia profondamente le prospettive. De Foucauld si fa portare a passo di danza dallo Spirito Santo.
Quella del “fratello universale” è stata dunque una vita quanto meno particolare, per certi versi “estrema”.
Sì, è vero. Aveva in sé una inquietudine segnata da alcuni tratti biografici, tra cui, da bambino, la perdita dei genitori. Si darà poi alla bella vita, dilapidando l’eredità, e ai viaggi in giro per il mondo. Da uomo ricco, da uomo d’armi, a un certo punto abbandona tutto. Cercherà in seguito di essere ultimo tra gli ultimi, accanto a popolazioni dimenticate o perseguitate. Va a vivere nel Sahara, studia a fondo la cultura e la lingua Tuareg per poter essere più vicino alla gente. L’incontro con il Signore risorto lo ha portato ad allargare le braccia, a donare la vita come ha fatto il suo modello: Gesù.
Cosa significa, nella sua vita, la figura di de Foucauld?
Direi che, a suo modo, mi è venuto incontro. Ha segnato la mia vita. E cerco di seguirne gli insegnamenti nella famiglia dei Piccoli fratelli. Noi sottolineiamo sempre che fratel Charles non ha fondato nulla, eppure a lui oggi si rifanno una ventina di espressioni della famiglia di de Foucauld. Ognuna ne coglie un aspetto della spiritualità e della missionarietà; ognuna prova a restituire una luce, una testimonianza di questa santità dinamica. Con la canonizzazione, oggi la Chiesa lo indica come un amico dell’umanità e del Cielo. Abbiamo bisogno di santi che ci facciano intravvedere la via per arrivare a Gesù.
Il Papa ha indicato de Foucauld come un modello, assieme a san Francesco. Perché?
Ritengo che Papa Francesco voglia dirci che queste santità non nascono solo per volontà o forza umana, o per filantropia, o grazie al servizio ai poveri. La santità nasce dall’essere “lavorati”, come creta, dalle mani del Signore, dall’amore di Gesù, incontrato nell’Eucarestia e nei fratelli che Dio ci pone accanto. Comprendiamo così le parole di Paolo: “Non sono più io che vivo, è Cristo che vive in me”. In questo modo da icone irraggiungibili, i santi diventano per noi tutti compagni di viaggio nella fede.
Abbiamo bisogno dei santi, oggi?
Abbiamo bisogno di esempi, limpidi, coerenti, perché stiamo perdendo – anche noi che ci diciamo cristiani – la visione e il riferimento al soprannaturale. Occorre tenere lo sguardo rivolto a Dio per poter incontrare l’umanità che ci circonda. Charles de Foucauld è autore del vocabolario tuareg-francese semplicemente per poter “raccontare” meglio l’amore di Cristo.
La Chiesa ha avviato il Sinodo voluto dal Papa. Una sua valutazione?
Mi pare che il cammino sinodale voglia portarci a una Chiesa che ama ancor più il Signore e i fratelli. Una comunità cristiana inclusiva, che sia lievito nella pasta del mondo, seminando misericordia e accoglienza. Una Chiesa che abita il quotidiano, che sia dentro la vita della gente, capace di costruire fraternità. Ne abbiamo tutti proprio bisogno.
Gianni Borsa
Agenzia SIR
https://www.agensir.it/chiesa/2022/05/14/charles-de-foucauld-il-priore-barducci-si-e-fatto-plasmare-dal-signore/
“Questione di sguardi”: l’Ac di Soveria Mannelli a San Girolamo
“Questione di sguardi. Gli incontri del Risorto con i discepoli”: per tre giorni, dal 22 al 24 aprile, il gruppo adulti dell’Azione cattolica di Soveria Mannelli con don Roberto Tomaino, assistente parrocchiale, hanno vissuto un’esperienza di ritiro, preghiera e ascolto nell’essenzialità e accoglienza di Casa San Girolamo.
I brani evangelici di Giovanni e di Luca sulla resurrezione, insieme alla vita di tre testimoni del Risorto nella chiesa – Francesco d’Assisi, Charles de Foucauld e Carlo Carretto –, hanno permesso di verificare il cammino associativo e l’adesione personale sulla testimonianza di vita nuova che risorge nell’incontro con Cristo nella Chiesa.
Tutto questo in una realtà e una famiglia come l’Azione cattolica che fa del Battesimo il punto fermo di ogni impegno e scelta.
Davvero l’Ac ti prende per mano e ti accompagna anche grazie alla bellissima esperienza di incontro e di accoglienza con i volontari Alida, Sandro e Luisa. Incontri che generano sempre di più l’Azione cattolica come famiglia dalle relazioni che fanno rete attraverso nomi e volti concreti.
Weekend con la Presidenza nazionale di Ac. Auguri di buona Pasqua da Casa San Girolamo. In arrivo il programma estivo
Imboccata l’uscita “Spello”, passati accanto alla porta della città e alle prese con le prime salite alle pendici del monte Subasio, alla bellezza dell’Umbria e dei suoi meravigliosi borghi, si aggiunge una sensazione di gioia, pace e attesa man mano che casa San Girolamo si inizia a intravedere in mezzo agli ulivi.
Varcato l’ingresso della casa, ogni volta la sensazione è quella di una grande accoglienza: a San Girolamo ci sono sempre braccia pronte a venirti incontro, salutarti, darti il benvenuto. Ma anche le braccia del chiostro hanno un messaggio ogni volta da consegnare: tra quelle mura non è necessario nascondersi, tra quelle mura si può essere se stessi e portare le fatiche della propria vita, per consegnarle e essere confortati.
Come Presidenza nazionale ci piace scegliere ogni anno di vivere il nostro ritiro a Spello perché a casa San Girolamo è il luogo più adatto per fermarsi. È il luogo giusto per varcare la soglia della Domenica delle palme ed entrare nella settimana Santa. Quest’anno lo abbiamo fatto insieme a Fratel Paolo Maria Barducci, priore dei Piccoli Fratelli di Jesus Caritas, che ci ha guidato negli esercizi sulle orme di Charles de Foucauld e di Carlo Carretto, uomini che hanno saputo “danzare con i passi di Dio”.
Il nostro assistente generale, mons. Gualtiero Sigismondi, ci ha raggiunti per celebrare la messa e trascorrere con noi una intensa giornata. Tra gli altri ospiti e amici anche il sindaco di Spello, Moreno Landrini.
Come sempre i fine settimana a San Girolamo danno la carica: permettono di pregare sulla tomba di fratel Carlo, fare silenzio, vivere l’adorazione eucaristica, abbeverarsi alla Parola.
E nelle prossime settimane e mesi la casa resterà aperta per altri momenti biblici, culturali, spirituali, formativi, aperti a soci e amici di Ac. Il calendario dell’estate arriverà a breve.
Buona Pasqua a tutti gli amici di San Girolamo!
Weekend di Quaresima. 1 2 3… Spello, una esperienza indimenticabile
[1-3 aprile, “Va’ e d’ora in poi…” (Gv 8,11). “Continuerai a farti scegliere o finalmente sceglierai?” (De Andrè) – Fine settimana animato da don Salvatore Miscio]
«Sono stato invitato da mia moglie a partecipare al weekend di Quaresima 2022 a Spello dal 1° al 3 aprile. Onestamente devo ammettere di aver accettato, egoisticamente, solo per avere un po’ di “tempo esclusivo” da dedicare a noi.
1 2 3… Spello, si parte da casa per raggiungere Casa San Girolamo, richiamato dal “tempo esclusivo” da dedicare a noi stessi. Raggiunto Spello mi ritrovo accolto, anzi “coccolato” dai volontari di Casa San Girolamo, ed incrociando i loro sguardi capisco che il “tempo esclusivo” da dedicarci sarebbe diventato da dedicare.
1 2 3… Spello, gli altri partecipanti arrivano da ogni parte d’Italia, ed è piacevole constatare che siamo tutti richiamati da una “voce”, nel cuore dell’Umbria, per mettere a nudo il nostro cuore.
1 2 3… Spello, don Salvatore Miscio parla, ascolta, ci guarda semplicemente e riesce a far risuonare in noi il “disordine”, la “voce” e lo “sguardo” di Chi sa tutto di noi, di Chi ci ama da sempre.
1 2 3… Spello, mi abbandono a Lui, certo di aver ricevuto e non “preso”, molto del “tempo esclusivo” che pensavo di dedicarmi.
1 2 3… Spello, “Va’ e d’ora in poi…” resta con me, resta con noi. Grazie».
Pasquale Principe