Da tanto attesi, a lungo desiderati, gli esercizi spirituali vissuti a Spello dal 21 al 24 luglio sono stati una vera benedizione e un’occasione per avvicinarci e riscoprire il dono della preghiera, nella cornice di Casa San Girolamo.
“Il desiderio più grande” è stato proprio il tema di questi giorni, il desiderio di Gesù di passare la Pasqua con i suoi, di venirci incontro e farci dono di tutto se stesso. È lui che ci sceglie come oggetto del suo amore e realizza il progetto di Dio per noi. Con questa consapevolezza don Ugo Ughi ci ha guidato in una rilettura attenta e intima della Passione secondo Luca, dalla istituzione dell’Eucarestia alla risurrezione, sottolineando i gesti d’amore di Gesù e gli incontri lungo la via della croce.
Non è stato facile all’inizio lasciarsi toccare dallo sguardo amorevole di Gesù e rompere quella dura corazza attorno al cuore, come accade a Pietro dopo il canto del gallo. Significa rendersi conto dei suoi passaggi, riconoscere gli errori e le volte che lo rinneghiamo, significa ricordarsi che non smette mai di guardarci e di farsi vicino, di accorciare quella distanza che separa la sua condizione divina dalla nostra.
E questo genera in me un grande senso di gratitudine. Anche se a volte mi sforzo di comprendere appieno Dio, tutte le volte riesce a spiazzarmi, a stupirmi con le sue opere e idee ancor oggi rivoluzionarie. Quando viene arrestato è lui che si sottopone al giudizio degli uomini, mettendo in crisi l’immagine di un Dio potente che tutti si aspettavano, proprio lui che viene a salvare e non per giudicare. E sulla croce ci dà l’esempio di perdono, apice dell’amore, che tende ad offrire salvezza ai suoi nemici.
Un clima di silenzio e di fraternità allo stesso tempo ha caratterizzato questa breve esperienza; il tempo scandito dalla liturgia delle ore e dalle meditazioni di don Ugo era in grossa parte disponibile per la meditazione personale. Quindi con il mio kit di equipaggiamento, testi sacri, quaderno, Lettere dal deserto (e Autan, importante!), partivo alla caccia di un angolo di silenzio che potesse essermi d’aiuto. Ah, e poi senza dimenticare i momenti di convivialità nei quali la compagnia si ritrovava a tavola, condividendo parte della giornata e il cibo delizioso.
Forse la sfida bella che mi porto a casa è quella di rimanere lì sotto la croce, con Gesù, farsi un po’ il Simone di Cirene di questo tempo, che si è lasciato coinvolgere in quel cammino, magari anche un po’ forzatamente, di ritorno da una giornata di lavoro come tante altre. Però quell’incontro ravvicinato e denso con Gesù non può che avergli cambiato la vita.
Insomma riuscire ad abbandonarsi con fiducia tra le braccia del Padre per essere oggi i testimoni oculari di quell’amore.
Un grande grazie va ai compagni di questa esperienza, a chi scommette ancora su queste esperienze e non si sente arrivato, a chi ha messo tempo ed energie per realizzare tutto questo, a fratel Carlo che ci ha preceduti e guidati. E soprattutto a Gesù, perché non si stanca mai di cercarci e farci incontrare.
“Perché tu sei prezioso ai miei occhi, vali più del più grande dei tesori, io sarò con te ovunque andrai”.
Davide Capelli