Lasciare e prendere. La spinta missionaria

G20 Porticoesù lascia Nazaret e si reca in Galilea per iniziare il suo annuncio alle genti. I primi apostoli lasciano le reti e seguono Gesù. La domanda a ciascuno potrebbe essere: e io cosa lascio? La risposta è naturalmente personale, ma ci può aiutare papa Francesco che nella Laudato si’ invita a lasciare se stessi scrivendo: “È sempre possibile sviluppare una nuova capacità di uscire da se stessi verso l’altro. Senza di essa non si riconoscono le altre creature nel loro valore proprio, non interessa prendersi cura di qualcosa a vantaggio degli altri, manca la capacità di porsi dei limiti per evitare la sofferenza o il degrado di ciò che ci circonda. Quando siamo capaci di superare l’individualismo, si può effettivamente produrre uno stile di vita alternativo e diventa possibile un cambiamento rilevante nella società” (208).


Sulla sollecitazione e poi sulla chiamata di Gesù, e quindi sull’esempio dei primi apostoli siamo anche invitati a prendere; prendere delle decisioni, quelle della conversione, del cambiare direzione, di orientare le scelte seguendo quanto Gesù chiede a ciascuno.
Ancora Francesco ci aiuta scrivendo in Evangelii gaudium: “In tutti i battezzati, dal primo all’ultimo, opera la forza santificatrice dello Spirito che spinge ad evangelizzare” (119). In virtù del Battesimo ricevuto, ogni membro del popolo di Dio è diventato discepolo missionario (cfr. Mt 28,19). Ciascun battezzato, qualunque sia la sua funzione nella Chiesa e il grado di istruzione della sua fede, è un soggetto attivo di evangelizzazione e sarebbe inadeguato pensare a uno schema di evangelizzazione portato avanti da attori qualificati in cui il resto del popolo fedele fosse solamente recettivo delle loro azioni. La nuova evangelizzazione deve implicare un nuovo protagonismo di ciascuno dei battezzati. Questa convinzione si trasforma in un appello diretto a ogni cristiano, perché nessuno rinunci al proprio impegno di evangelizzazione, dal momento che, se uno ha realmente fatto esperienza dell’amore di Dio che lo salva, non ha bisogno di molto tempo di preparazione per andare ad annunciarlo, non può attendere che gli vengano impartite molte lezioni o lunghe istruzioni. Ogni cristiano è missionario nella misura in cui si è incontrato con l’amore di Dio in Cristo Gesù; non diciamo più che siamo “discepoli” e “missionari”, ma che siamo sempre “discepoli-missionari” (120).
Più chiaro di così… Quindi prendere e lasciare.

(nella foto di Silvio Sorcini, il portico di ingresso a Casa San Girolamo)

 

 

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