Cosa significa oggi vegliare? essere pronti?
Certamente c’è una attesa e quindi occorre essere pronti ad accogliere chi sta per venire. Vegliare può consistere nel non lasciarci sorprendere, coinvolgere dalla mondanità, da ciò che ci può distogliere dall’essenziale.
Vegliare: scegliere ciò che conta, alleggerire lo zaino del nostro cammino. Un cammino iniziato con il Battesimo che è solo l’inizio di un pellegrinaggio. Siamo infatti pellegrini e non passeggeri trasportati dagli eventi, dalle mode, dai modi di essere appariscenti che non portano a nulla se non a delusioni, all’insoddisfazione.
Vegliare è…. per ciascuno di noi…
Vegliare è: disposizione ad accogliere, a incontrare.
Vegliare è: considerare quel che ho non come privilegio ma come mezzo.
Vegliare è: compiere il servizio che mi è chiesto con umiltà.
Vegliare è: guardare avanti con speranza, guardare il cielo per innalzare le cose della terra.
Vegliare è: attesa nella certezza di una presenza che non abbandona
«Questa esperienza della presenza di Dio in ogni cosa, in ogni situazione non è soltanto mia, ma è del popolo di Dio, cioè di coloro che credono, i figli di Abramo, come li chiama la bibbia. Ecco come si esprime il salmo 139 che è autentica esperienza di un popolo che si interroga lungo i secoli della storia: “Signore tu mi scruti e mi conosci, tu sai…”. L’esperienza della presenza di Dio nella natura, nella storia, in me è fondamentale. È sostanza della fede» (C. Carretto, Il deserto nella città).
La ruota del carretto
(nella foto, Casa San Girolamo – Spello, Cappella dell’Annunciazione, foto di S. Sorcini)