A cura di Gigi Borgiani – Una sintesi degli interventi di mons. Bianchi e del presidente Truffelli all’incontro degli assistenti unitari regionali di Ac. Spunti di riflessione e piste di lavoro per il futuro dell’Associazione.
L’intervento di mons. Bianchi, assistente generale Ac (13/06/2014)
Con la relazione di mons. Mansueto Bianchi, assistente generale Ac, si è concluso a casa San Girolamo l’incontro che ha coinvolto gli assistenti unitari regionali dell’Associazione.
Un intervento, quello del vescovo, ricco di spunti ma soprattutto ricco di incoraggiamento e di speranza.
Per vivere bene la stagione dell’oggi sono necessari alcuni ingredienti che in rapida sintesi potremmo così esprimere. Innanzitutto, bando alla rassegnazione, alla tristezza e allo scoramento. È sempre più necessario che i preti diventino motivo di speranza e di gioia per le nostre chiese, una necessità tanto maggiore quanto più crescono nei nostri territori lo smarrimento, la sfiducia, l’indifferenza. “Oggi siamo chiamati- ha detto tra l’altro il vescovo – ad accogliere il difficile dono della piccolezza, della fatica e vivere la gioia dei piccoli risultati con la semplicità di Nazareth che ci viene indicata in questo luogo in cui trascorriamo questo giorno”. Ci è richiesta una fede “terribile”, una fede che davvero sia capace di vincere il mondo. Ci è richiesta una più profonda e radicale coesione associativa che sostenga anche una maggiore coesione dei presbiteri con i laici attorno al vescovo. Essere quindi gli uni per gli altri, affermazione che può sembrare banale ma che è invece fondamentale. “Occorre riscoprire la gioia di essere fratelli – ha proseguito mons. Bianchi – vivere la presenza dell’altro prete come dono, come segno della tenerezza di Dio”. Passare quindi dal lamento e dalla fatica al dono della reciprocità. “Siamo di fronte – ha proseguito mons. Bianchi – ad un tempo in cui ci saranno tolte sicurezze, avremo anche meno numeri, meno strumenti e strutture, meno “alleati” che verranno a cercarci, ma questo sarà superato con la radicalità evangelica e con la riscoperta della reciprocità, con la consapevolezza di essere, con le nostre scelte e i nostri gesti, diversi e alternativi alle strade affannose del mondo. Siamo chiamati, nel tempo dell’omogeneità, ad essere eterogenei; è il tempo dell’eterogeneità in cui ognuno partecipa con la propria diversità alla prospettiva di speranza e di comunione”.
Per questo l’Azione cattolica diventa e può essere una grande prospettiva, “uno spazio intensificato di chiesa”, dove a partire dalla conversione del cuore si può tendere a mettere in pratica ciò che suggerisce oggi il Papa, sulle strade del Concilio. l’assistente generale ha invitato a spendersi per i legami associativi, per essere vicinanza e risorsa di gioia per gli altri, soprattutto per i più fragile e i più poveri. “Lasciarsi evangelizzare dai poveri che con la loro vita ci mostrano gli appelli che il Vangelo rivolge a ciascuno di noi”.L’Ac oggi è chiamata da un lato ad “alleggerire la propria struttura e organizzazione, dall’altro a continuare a insistere nell’impegno formativo, che significa “radicare e far crescere le motivazioni che supportano scelte e comportamenti; una formazione capace di intrecciare conoscenza ed esperienza, una formazione “gelosa” di quella identità laicale che sarà sempre più preziosa, vera risorsa missionaria della chiesa”. Il vescovo ha poi invitato i sacerdoti presenti a camminare insieme ai laici che ( non certo come simil-preti) saranno i veri missionari dell’Europa postcristiana.
Alcune piste concrete suggerite agli assistenti regionali di Ac ai quali mons. Bianchi ha soprattutto raccomandato la cura delle relazione tra tutti gli assistenti e tutti i presbiteri delle diocesi: riportare l’Ac nel cuore dei vescovi e dei preti; incontrare con costanza le conferenze episcopali regionali per condividere scelte ed orientamenti pastorali; individuare con i vescovi realtà parrocchiali in cui far nascere o far ripartire l’esperienza e la presenza associativa; favorire un accesso ordinario nei seminari; lavorare per un rapporto sempre più stretto con gli uffici pastorali; sostenere l’impegno sociopolitico e culturale; vivere la scelta missionaria come attualizzazione della scelta religiosa; creare spazi di incontro, di ricerca, di intelligente fantasia pastorale, di sperimentazione, di coraggio.
L’intervento del presidente Truffelli (12/06/2014)
L’incontro è stato presentato da don Emilio Centomo, Assistente nazionale per il Settore Adulti di Ac, come occasione per raccontarsi, per condividere e aiutarsi a coltivare una forma alta dell’Associazione; a vivere, come assistenti, in maniera piena il proprio ministero e il proprio servizio, affrontando le questioni dell’oggi associativo e ricercando le strade da percorrere.
Il Presidente Truffelli nel suo intervento ha espresso gratitudine verso gli assistenti regionali di Ac per il loro servizio prezioso che aiuta e facilita la vita e il compito delle associazioni diocesane attraverso uno stile di fraternità. Gratitudine che si estende a tutti gli assistenti, diocesani e parrocchiali.
“l’AC- ha sottolineato Truffelli – funziona e vive dove ci sono assistenti felici di camminare con i laici; tessendo le fila tra i vari presbiteri, tra questi e le chiese locali”. Aggiungendo: “Abbiamo bisogno di sacerdoti che vogliono bene all’Azione cattolica, ma anche di laici che vogliono bene ai loro sacerdoti. Forse questa amicizia e questo affetto non sempre si riesce ad esprimere, proprio per questo occorre conoscersi, e far conoscere l’Associazione”.
Truffelli ha inoltre indicato alcune coordinate su cui muoversi, a partire dalla recente XV Assemblea associativa, in cui abbiamo potuto “godere di un’Ac vivace e giovane, un’Ac che sa rinnovarsi nella continuità. Un’Ac che desidera impegnarsi seguendo le indicazioni di Papa Francesco, che ci spinge ad una scelta missionaria che oggi possiamo interpretare come la declinazione della scelta religiosa”. Occorre essere “capaci di stare vicino alla vita concreta delle persone; ascoltare e accompagnare”, ha ribadito il Presidente nazionale dell’Ac. “Per una Chiesa in uscita diventa fondamentale continuare ad insistere e a spendersi nelle parrocchie, luoghi decisivi per incontrare la molteplicità delle periferie esistenziali ordinarie. Per questo è di massima importanza il ruolo dei presidenti parrocchiali che, con gli assistenti di Ac”, ha sottolineato Truffelli, “aiutano l’Associazione a non chiudersi nelle canoniche, negli oratori, nelle aule di catechismo, ma piuttosto aiutano ad aprirsi e ad abitare in modo profetico tutta la realtà dei territori del nostro Paese”.
Altro nodo importante – evidenziato dall’incontro con il Presidente nazionale Ac – è dato dalla cura dei legami associativi a partire da un forte senso di appartenenza superando timori e titubanze che impediscono di far crescere l’Associazione e a farla conoscere: “Un’Azione cattolica che educa i legami, le relazioni, diventa significativa anche per la coesione sociale, offrendo un contributo culturale capace di inserire elementi necessari per superare l’attuale frammentazione, e per superare la cultura della sfiducia e dell’individualismo”. Occorre quindi educarsi, in Ac e fuori da essa, “a legami forti, a relazioni fatte di regole che garantiscono solidità”. Tra le indicazioni del Presidente Truffelli anche il tema della iniziazione cristiana che non può essere vista in contrapposizione con la proposta formativa dell’Associazione.
“Respirare con il polmone della Chiesa locale e di quella Universale”, non è mancato un riferimento all’impegno del FIAC e al passaggio dal particolare al globale.
Decisivo lo spunto di Matteo Truffelli sul ruolo del livello regionale, in cui l’assistente ha il compito di favorire le relazioni, di essere elemento di comunione non solo a livello associativa ma tra tutte le diverse componenti della vita ecclesiale, a partire da un costante colloquio fraterno con le Conferenze episcopali regionali.
Cosa chiede l’Ac ai suoi assistenti? La capacità e il desiderio di stare in mezzo alla gente, di creare relazioni e comunione, di rappresentare ed essere “polmone spirituale” che accompagna le persone nella ricerca di ciò che è vero ed essenziale; di essere “compagni di viaggio” e “ponte con gli altri”; di essere esempio di comunione con i vescovi e la Chiesa tutta. Ma, soprattutto, di essere testimoni di una vocazione vissuta bene, cioè nella gioia e in quella serenità che aiuta a fare scelte significative.
Il Presidente Truffelli ha concluso il suo intervento suggerendo alcune priorità tra le quali la relazione con i seminari, e la spinta ad acquisire la consapevolezza della Chiesa del Concilio, che indica l’Azione cattolica non come forma possibile, ma come esperienza necessaria nella vita e missione della Chiesa oggi.