Strana questa quaresima, avvolta dalle tenebre di una realtà imprevedibile, ha assunto più i connotati della quarantena che quelli di una “normalità” tra tradizione e buoni propositi.
Sono saltati tutti i programmi: personali, di comunità, associativi.
Pensiamo al nostro “polmone spirituale”. Anche Casa San Girolamo è stata messa in quarantena. Chiusa per virus. Quanto volte abbiamo condiviso una delle parole più incisive di fratel Carlo Carretto: “deserto”, “fare deserto nella città”! Siamo stati messi alla prova. Abbiamo avuto l’opportunità di sperimentare un modo nuovo per recuperare il tempo favorevole della quaresima. Tempo per lasciarci riconciliare con Dio e ora quanto mai tempo per riconciliarci con il limite, con la sofferenza, con la reciprocità che oggi più che mai ci segnala che non siamo soli, non camminiamo da soli. Un tempo propizio per recuperare quelle relazioni delle quali tanto parliamo e che spesso non facilitiamo per pigrizia, perché non è mai il momento, perché ci sono sempre mille cosa da fare, perché non riusciamo a trovare lo spazio per aiutarci a fare delle scelte che ci aiutino a crescere, che aiutino a fare della nostra vita un segno di testimonianza.
C’è un po’ di malinconia, di tristezza nel non potere accogliere, incontrare, accompagnare, pregare, crescere insieme, condividere nel luogo ormai diventato caro per molta parte dell’associazione.
Ma è Pasqua! Non c’è tempo per recriminare. Forse il clima della pandemia ha rallentato o ha influenzato negativamente il nostro cammino verso Gerusalemme. Ma se abbiamo valorizzato questo tempo di quarantena forzata troveremo ancora più gioia nel Risorto; si apriranno nuove strade di fraternità, di incontro.
Torneremo a Casa San Girolamo guidati da una storia decennale, rinforzati dai tanti volti che si sono incontrati, incoraggiati.
“È l’amore di Cristo che ci ha portato in questa casa. La santità di ciascuno è legata alla santità degli altri. Non siamo venuti qui per lo scenario, l’architettura, l’aria fresca, la vita in campagna e l’amicizia umana. Siamo venuto qui per essere santificati dallo Spirito: anzitutto come individui ma anche come comunità. Siamo venuti qui perché Dio possa vivere in noi, perché la grazia di Dio e il costante contatto giornaliero reciproco ci dia le basi per sapere ciò che siamo, ciò che sono tutti gli uomini, perché possiamo apprendere la pazienza e l’altruismo, perché possiamo essere pervasi da quella umiltà e da quella mutua sopportazione senza le quali è impossibile ascendere alle vette della contemplazione” (Thomas Merton).
Guardando con fiducia al futuro, ecco anche queste poche righe di fratel Carlo:
“Se l’uomo non può raggiungere il deserto, il deserto può raggiungere l’uomo. Ecco perché si dice ‘fare il deserto nella città’. Non staccare il concetto di deserto dai luoghi frequentati dagli uomini, prova a pensare e soprattutto a vivere questa espressione veramente esaltante ‘il deserto nel cuore della città’. Sì, dobbiamo fare il deserto nel cuore dei luoghi abitati” (C. Carretto, Il deserto nella città).
Santa Pasqua.
Gigi Borgiani