La vita spirituale non è la cura di una “cittadella dell’anima”, rivolta quasi a impermeabilizzarla e a isolarla come se fosse un ecosistema separato. In un certo senso, vita spirituale oggi potrebbe significare soprattutto cura spirituale di tre verbi, che si esprime nella loro coniugazione in tutte e tre le forme possibili: attiva, passiva, riflessiva…
Incontrare. La vita spirituale, prima di tutto, è essere incontrati (ecco, la forma passiva); da questo nasce quindi la possibilità di incontrare gli altri (forma attiva) e nello stesso tempo di incontrarmi riflessivamente con me stesso. L’importante è riconoscere che l’incontro è la vita, non un additivo estraneo alla vita. Il primato della vita è il primato dell’incontrare: l’incontro è stupore, sorpresa, esodo; è deserto e manna, distanza e prossimità. Vittorio Bachelet in un suo scritto invita proprio ad “apprendere la virtù dell’incontro”. Nel mistero trinitario lo Spirito è incontro. Una spiritualità alla quale manca la dimensione dell’incontrare è vuota, ripetitiva, narcisisticamente avvitata su se stessa. Tutt’al più, una spiritualità dell’incontro che non sa dilatarsi oltre lo spazio e il tempo riduce la vita spirituale a un club salottiero di amici. Continua a leggere