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Natale: far posto al Signore per essere profeti di oggi

La Sacra FamigliaLeggere Isaia di questi tempi è davvero interessante e stimolante. Intanto non sembra di leggere un vecchio profeta di mille e mille anni fa. Sembra di averlo in mezzo a noi; un profeta che conosce molto bene il nostro tempo e ci consola, apre prospettive e speranza.

Isaia ci scrive di “terra piena di idoli”, di “testa malata”, di “offerte inutili”, di “mance e sete di regali”, di “popolo che usa violenza”… Uomo del suo paese, del suo tempo, descrive situazioni talvolta assimilabili a quelle del nostro tempo. Ma le addolcisce con le parole della fede, della giustizia, del bene che trionfa sul male. È soprattutto profeta messianico; colui che vede nel Signore che viene la vera e completa salvezza del genere umano. Continua a leggere

Dio si fa uomo. Non è facile credere!

Credere che Dio si è fatto uomo è il più grande sogno per l’uomo. Si direbbe che tale fu il desiderio di unire la terra al cielo che il natale diventò la realizzazione di quel desiderio. Insomma il natale, la venuta di Dio sulla terra, l’ho desiderata io e l’ho sognata o è un fatto straordinario come un sogno che si è avverato? Penso l’uno e l’altro, tanto è cosa straordinaria; certamente la venuta ha anticipato il sogno perché nessuno di noi sarebbe stato capace di fare un sogno così unico e bello. Che ne dici tu, Maria, tu che sei la più interessata? Non ti pareva un sogno l’avere un figlio di quel genere? Ti pareva cosa reale? L’averlo generato nella carne era niente in confronto alla fatica di generarlo nella fede. Vedere un bimbo, il tuo bimbo era facile, ma credere, credere mentre gli facevi fare la pipì in un angolo che proprio lui, il tuo bimbo era il Figlio di Dio non era cosa facile. La fede era certamente oscura, dolorosa anche per te, non solo per noi tuoi fratelli su questa terra di viventi.  Non è facile credere! Non è così, Maria? Non è così anche per te? Non c’è fatica più grande sulla terra della fatica di credere, sperare, amare: tu lo sai. Aveva ragione la tua cugina Elisabetta a dirti: «Beata te che hai creduto!». Sì, Maria, beata te che hai creduto. Beata te che mi aiuti a credere, beata te che hai avuto la forza di accettare tutto il mistero della natività e di avere avuto il coraggio di prestare il tuo corpo ad un simile avvenimento che non ha limiti nella sua grandiosità e nella sua inverosimile piccolezza. Nella incarnazione gli estremi si sono toccati e l’infinitamente lontano si è fatto l’infinitamente vicino, e l’infinitamente potente si è fatto l’infinitamente povero.

Carlo Carretto