Archivi autore: gianni

Contemplazione e povertà sono inseparabili

So che ciò che ho detto sulla povertà è grave e so anche che nel mondo non ho saputo attuarla. Chi ha cambiato il vecchio tavolo di casa sua per un altro insignificante sono io; chi ha vissuto per anni dietro la maschera del piacere agli altri sono io; chi ha speso denari e non solo suoi per le cose non vere sono io. Eppure, nonostante questo, non posso tacere; e ai vecchi amici debbo dirlo: badate alla tentazione delle ricchezze. È molto più grave di quanto appaia oggi ai cristiani benpensanti e semina strage nelle anime, proprio perché si sottovaluta il pericolo o perché, a fin di bene, tutto diventa lecito. La ricchezza è un veleno lento, che colpisce quasi insensibilmente, paralizzando l’anima nel momento esatto della sua maturità. Sono le spine che crescono col grano e che lo soffocano proprio quando comincia a mettere la spiga. Quanti, uomini o donne, anime religiose che pur hanno superato il ben duro scoglio della impurità, si lasciano irretire nella maturità della vita da questo demone vestito bene e di gusti borghesi. Ora che la solitudine e la preghiera mi hanno aiutato a vedere più chiaro, comprendo perché contemplazione e povertà sono inseparabili. Non si può giungere alla intimità con Gesù a Betlemme, con Gesù esule, con Gesù operaio a Nazaret, con Gesù apostolo che non ha ove posare il capo, con Gesù crocifisso, senza aver operato in noi quel distacco dalle cose, da lui così solennemente proclamato e vissuto. Non si giungerà di colpo a questa dolcissima beatitudine della povertà. La vita non ci basterà a realizzarla in pieno; ma è necessario pensarci, riflettere, pregare. Gesù, il Dio dell’impossibile ci aiuterà.

Carlo Carretto

Tempo ordinario: la vita quotidiana come sintesi tra contemplazione e azione

Passate le festività, in cui abbiamo potuto rinnovare il nostro “far posto” al Dio che viene, riprendiamo la vita del tempo ordinario; il tempo comune di ogni giorno in cui dobbiamo mettere in pratica la seminagione della Parola.
Già la domenica del Battesimo di Gesù ci ha dato uno scossone in quanto ha richiamato anche il nostro Battesimo e quindi il nostro essere figli di Dio, inseriti nella Chiesa con tutto ciò che comporta. Il Vangelo del lunedì dopo la prima domenica del tempo ordinario ci racconta le prime chiamate di Gesù… anche noi chiamati, convocati a quel discepolato che ci deve far presenti nel mondo in nome di Cristo.
Viene e seguimi, lascia tutto e seguimi: è questo il senso della chiamata, è questo l’invito che ci viene rivolto perché la perenne luce del Natale possa illuminare il mondo.

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Epifania e conversione ispirata dal Natale: cercare, trovare, adorare, donare, cambiare strada

Il Dio Bambino ci offre subito un grande segno di salvezza e di comunione universale. Dopo i pastori ecco i magi, venuti da lontano, che cercano e trovano il Dio che viene (e resta) per tutti.
Questo carattere di universalità fa nascere in noi la consapevolezza dell’unica appartenenza alla famiglia umana. Per tutti, con tutti. Il Dio con noi non è Cappella Baglioni Spelloun Dio esclusivo di un popolo, un Dio che esclude e che fa preferenze. Certo, l’incontro con questo Dio che si fa uomo è esigente, richiede capacità e volontà di cambiare strada. Un Dio che si fa dono e invita a donare non lascia indifferenti e tiepidi ma trasforma la vita. Siamo invitati ad alzarci, a rallegrarci perché anche noi – popolo avvolto nelle tenebre – «abbiamo visto una grande luce» che indica il cammino, che orienta.
Cercare, trovare, adorare, donare, cambiare strada. Sono i verbi che la festa dell’Epifania ci suggerisce per completare la conversione ispirata dal Natale e che, all’inizio del nuovo anno, spinge a rinnovare non tanto buoni propositi ma impegni decisi per una vita alla luce della Parola, fatta carne.

(nella foto, un particolare della Cappella Baglioni di Spello)

Giornata mondiale della pace: il Vangelo dell’amare i nemici è “magna charta della nonviolenza cristiana”

Nel Messaggio per la 50ma Giornata mondiale della pace, papa Francesco afferma che la nonviolenza è la scelta più ragionevole; la violenza è invece illusoria. Il vangelo dell’amare i nemici è “la magna charta della nonviolenza cristiana”.
Il Giubileo della misericordia, conclusosi nel novembre scorso, è stato un invito a guardare nelle profondità del nostro cuore e a lasciarvi entrare la misericordia di Dio. L’anno giubilare ci ha fatto prendere coscienza di quanto numerosi e diversi siano le persone e i gruppi sociali che vengono trattati con indifferenza, sono vittime di ingiustizia e subiscono violenza. Essi fanno parte della nostra “famiglia”, sono nostri fratelli e sorelle. Per questo le politiche di nonviolenza devono cominciare tra le mura di casa per poi diffondersi all’intera famiglia umana.

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Weekend fidanzati: giovani esperti in ripartenze

OLYMPUS DIGITAL CAMERACon la mente e il cuore appesantiti dalla fretta della quotidianità, di giornate stracolme di impegni, lavoro e studio, con il passo lento ma anche emozionato e incuriosito, ci siamo diretti prima da Firenze verso Spello, poi dalla macchina al portone in legno della Casa San Girolamo, per l’inizio del weekend fidanzati (16-18 dicembre, tema: “Non temere di prendere con te… Sogni, cammini, liberazioni).
I volti sorprendentemente sorridenti di Rita e Stefano e un’aria di casa e di famiglia ci attendevano, scaldando con immensa sorpresa quel chiostro dalle mura chiare e l’aria fredda. Eravamo tra i primi ad essere arrivati. Il tempo di posare borsa e chitarra, come accade all’arrivo di ogni esperienza, poi un tam tam di suoni al campanello di varie coppie, giunte lì da tutta Italia. E subito l’impressione di essere capitati proprio in un bel luogo: volti sorridenti, presentazioni calorose, abbracci come fossimo amici da sempre. Tutto era pronto a predisporre un tempo di pace e di verità per le nostre vite personali e i nostri cammini di coppia. Già il Signore si stava svelando attraverso la bellezza del luogo e i nostri incontri.
Entrando dunque nel vivo dell’esperienza, quale modo migliore per iniziare il weekend che quello di chiedere al proprio cuore di far emergere i sogni più profondi, quelli proiettati dall’immaginazione come bellissimi e quasi staccati dal senso talvolta troppo pesante della realtà? Proprio così, noi ci abbiamo voluto provare. Ci siamo messi in gioco scommettendo con fiducia sull’importanza di sognare cose alte, sia per se stessi che per il cammino insieme. Accogliere i sogni dell’altro, sostenere il suo cammino nel tentativo di vederli realizzati, ma poi anche esserci e stare pienamente nel momento della fatica, quello in cui il sogno si infrange, per poi decidere assieme di rialzarsi. Essere, insomma, giovani che desiderano divenire esperti in ripartenze.
Con questo desiderio abbiamo condiviso lo sforzo di ricostruire le nostre leggende d’amore, tornando con la mente al primo incontro, al momento in cui l’altro ha salvato la nostra vita dalla tristezza o dallo smarrimento. Rifarne memoria e gioire assieme per la bellezza degli inizi. Poi la sera del sabato, in refettorio, attorno a un tavolo ricco di cose buone, è stato il tempo della condivisione tra tutti. Ognuna delle nove coppie ha, in modo inaspettatamente fraterno e non senza commozione, raccontato di sé e della propria storia agli altri. Assieme a noi, come in tutti gli altri momenti, don Tony, accompagnatore attento e premuroso e al suo fianco Stefano e Rita, con il loro bagaglio di amore di sposi, intenso ma leggero.
Prima di dormire, sabato sera, in cappella insieme a Gesù. Qui c’è stato il tempo disteso e commosso per profumarsi vicendevolmente le mani con il profumo di nardo, quello utilizzato dalle donne per cospargere il corpo di Gesù. Promettersi l’impegno di continuare a farlo in ogni momento; consumando per l’altro gesti di tenerezza e parole del cuore. Perché in fondo, cos’è l’amore se non un evidenziatore della vita dell’altro e delle sue potenzialità?
E come è possibile “promettersi amore eterno”, come tanto spesso sentiamo dire, se non siamo capaci di consumarci e spenderci senza riserve per custodire quello quotidiano?
Abbiamo provato a mettere su carta le suggestioni che portiamo dentro da questo weekend, ma è abbastanza impossibile poterle fermare tutte. Sicuramente l’Azione cattolica, tramite questa esperienza, ci ha donato un tempo veramente prezioso, di cui essere grati al Signore e agli amici con i quali l’abbiamo condivisa.
Nutriamo, in questo Natale, il desiderio di essere culla per Gesù bambino che nasce, di custodirLo in noi per essere persone della semplicità e della tenerezza nelle cose di tutti i giorni e moltiplicatori delle cose belle della vita.

Chiara e Francesco