“Il futuro è di chi ha un passato!”. Ricordo con il sorriso questo aforisma trovato in una vignetta di Lupo Alberto e lo trovo quanto mai appropriato se lo associamo ai 150 anni dell’Ac. Una storia lunga di cui siamo eredi e, nello stesso tempo, ne siamo i continuatori. E questo non sarebbe possibile se nel corso di un secolo e mezzo non si fossero succedute persone e azioni capaci di trasmettere di generazione in generazione la fede e di conseguenza la passione per il vangelo, per la testimonianza, per la missione.
Nella festa di Cristo Re siamo invitati a rinnovare la nostra decisione di essere nella storia con il segno della fede. E non posso dimenticare quel “Cristo regni” che si proclamava un tempo come saluto e come impegno di vita. Continua a leggere
San Girolamo: 15-17 dicembre weekend di spiritualità per i fidanzati con don Tony Drazza. Aperte le iscrizioni
“Le parole che non ti ho detto”: è il titolo del weekend di spiritualità per fidanzati, proposto a Casa San Girolamo dal 15 al 17 dicembre 2017 a cura dell’area Famiglia e vita dell’Azione cattolica italiana.
«L’amore muove ogni cosa! L’amore, oltre che di gesti, è fatto anche di parole dolci, sussurrate nell’orecchio della persona che ami. In questo week end – afferma don Tony Drazza, assistente di Ac che accompagnerà il percorso –, mentre nell’aria si respira la bellezza del Natale, ci troveremo con i fidanzati che hanno voglia di ritrovare le loro parole d’amore. Perché l’amore è fatto anche delle parole che non ti ho detto…».
San Girolamo: dal 2 al 5 gennaio 2018 giornate di spiritualità per studenti con don Michele Pace. Via alle iscrizioni
“Qualcuno ci ha mai promesso qualcosa? E allora perché attendiamo?”: il Msac, Movimento studenti di Azione cattolica, propone quattro giorni fra spiritualità e amicizia a Casa San Girolamo alla ricerca di Dio nella letteratura italiana.
«Lo studio, la ricerca non sono soltanto finalizzati al conseguimento a titoli di studio – chiarisce don Michele Pace, che guiderà le giornate –, ma sono veri e propri percorsi di crescita umana e spirituale. Anche le discipline di studio infatti possono essere motivi per ricercare quella Verità che abita nel profondo della nostra interiorità».
«Quest’anno – aggiunge l’assistente – vogliamo provarci, mettendoci in ascolto di alcuni autori della letteratura italiana che cercheremo di interrogare sul loro percorso spirituale. Aspettiamo in maniera particolare gli studenti di scuola superiore!».
Uno spazio e un tempo per prendersi cura della vita. Ecco il calendario delle attività di San Girolamo 2017/18
Perché la nostra vita fiorisca è necessario che il tempo e lo spazio si accordino e diventino quel terreno dove porre saldamente le radici e ricevere il giusto nutrimento. Casa San Girolamo vuole essere per tutti i soci di Azione cattolica, e non, questa possibilità di vita. L’esperienza di Spello, infatti, intende rappresentare proprio questo spazio e questo tempo in cui mettersi in ascolto dello Spirito che nutre la vita stessa così da essere un cammino gioioso.
Anche quest’anno Casa San Girolamo si prepara a ospitare momenti di grande respiro spirituale, nella dimensione della ricerca e della cura di un’autentica spiritualità laicale.
Ci faremo accompagnare anzitutto dall’ascolto della Parola di Dio, che nutrirà in maniera particolare i tempi forti dell’Avvento e della Quaresima. Nello stesso tempo interrogheremo le varie dimensioni della vita, come lo studio e l’arte, per farne occasione di incontro con Dio. Inoltre, con intelligenza creativa, illuminata dallo Spirito, costruiremo insieme dei percorsi di ricerca, spirituale e culturale, che possano servire alla vita del singolo e dell’intera associazione, all’animazione della comunità cristiana nella quale siamo inseriti e ad una presenza attiva nella società. Infine cercheremo di farci parlare dalla bellezza della natura che circonda Spello e dalla ricchezza del tessuto umano e religioso del suo territorio per farne vie privilegiate per un dialogo interiore. Continua a leggere
Giornata mondiale dei poveri: Carlo Carretto-Francesco e la rivelazione del crocifisso di San Damiano
Domenica 19 novembre, Giornata mondiale dei poveri: papa Francesco ha indetto questa giornata per porre attenzione al tema della povertà,e rimettere al centro i poveri nel mondo. Nel suo breve e inteso messaggio per la giornata, Bergoglio ha espresso alcune indicazioni che partono dalla parola (non amiamo a parole ma con i fatti…), che individuano nella comunità il luogo privilegiato per vivere in povertà e servire i poveri con lo stile delle prime comunità. Per aiutare la riflessione in questa giornata proponiamo alcune frasi tratte dal libro di Carlo Carretto Io Francesco.
«Il crocifisso di S. Damiano mi aveva rivelato una cosa molto importante che cercai di non dimenticare, anzi che fu la guida costante della mia vita.
La povertà non consisteva nell’aiutare i poveri, consisteva nell’essere povero. Aiutare i poveri era cosa fondamentale essendo parte ed espressione della carità, ma essere povero era un’altra cosa.
Gesù era stato povero. Io, Francesco, volevo essere povero.
Cosa significasse essere povero incominciavo a vederlo con chiarezza sia guardando i poveri sia guardando Gesù. Essere poveri significava non avere nulla o quasi nulla, significava non possedere ricchezze, non possedere cose, non possedere denaro, non possedere sicurezze, proprio come i poveri, proprio come Gesù. E questo non era ancora tutto: era solo il segno esterno, visibile della povertà.
La povertà vera andava al fondo delle cose e toccava lo spirito. Difatti Gesù aveva detto: “Beati i poveri in spirito perché di essi è il regno dei cieli”. Quanto mi interessavano queste parole! Quanto cercavo di capirne il significato! Beati i poveri in spirito! Voleva dire che i poveri non erano tutti uguali. Voleva dire che c’erano poveri in spirito e poveri… soltanto poveri.
Difatti pensando ai poveri incontrati nella mia vita, specie negli ultimi tempi, incominciai a vedere con evidenza che c’erano dei poveri soltanto poveri, molto tristi, sovente arrabbiati e certamente non beati.
E poi – me lo ricordavo benissimo – c’erano dei poveri beati. Poveri in cui la povertà era un vestito bello. Poveri che avevano la convinzione di essere guidati da Dio, sorretti dalla sua presenza.
Poveri capaci di amare nonostante le angherie subite, pazienti nelle prove, ricchi di speranza, forti nelle avversità. Poveri che erano beati perché ogni giorno potevano testimoniare che Dio era presente nella loro vita e che provvedeva a loro come agli uccelli del cielo che non posseggono granaio.
Questo sì che mi interessava a fondo.
Poter testimoniare a me stesso e agli uomini che Dio solo mi bastava e che non dovevo preoccuparmi di nulla, proprio di nulla, come “i gigli del campo che non filano e non tessono, ma nemmeno Salomone è vestito come loro” (Mt 6,25-34). Il pensiero di essere sfamato, vestito, guidato da Dio stesso mi esaltava e nessuna forza al mondo mi avrebbe convinto a cambiare idea. Mettere da parte anche pochi soldi, tenere una dispensa, comprare una casa sarebbe stato per me una mancanza di fiducia nel mio Signore.
Oh! Non è che io pretendessi questo modo di vivere da tutti gli uomini, da mio padre ad esempio. Era cosa impossibile e la città aveva altre leggi che la governavano, gli uomini vocazioni diverse.
Questo l’avrei preteso da me che volevo essere testimone dell’amore di Dio e l’avrei preteso da coloro che mi avrebbero seguito. Difatti da un po’ di tempo cominciavo a pensare e a desiderare di essere seguito in questo genere di vita e a sognare di avere dei compagni con cui condividere la fede e cantare le lodi dell’Altissimo mio Signore, veramente signore della nostra vita.
Così vedevo il religioso, il consacrato, colui che aveva tutto abbandonato proprio per seguire Gesù ed essere sulle strade del mondo testimone dell’invisibile Dio.
La scelta del povero non era quindi una scelta sociale, politica, ma una scelta mistica.
Ai miei tempi non mancavano le lotte sociali e i fremiti popolari contro le ingiustizie. I contadini erano in lotta continua contro i proprietari e i liberi comuni, come Assisi, in evidente tensione contro le ingerenze dei feudatari e lo strapotere dei grandi. Ciò era giusto farlo e si faceva.
È dai tempi di Adamo che l’uomo procede in questa lotta di liberazione, lotta mai finita che impegna tutto l’uomo creato proprio per la giustizie e la perfezione della verità e dell’amore.
Ma la beatitudine era un’altra cosa.
Io, Francesco, quando ho sentito l’appello del vangelo non l’ho fatto per organizzare in Assisi una forza politica.
L’ho fatto e lo ricordo bene, per amore, gratuitamente, per il vangelo, senza contrappormi al ricco, senza bisticciare con coloro che rimanevano ricchi, senza odio di classe, soprattutto.
Non ho detto ai poveri che venivano con me che bisognava battersi per delle rivendicazioni, lottare per aumentare il salario, ma solo che saremmo stati beati anche se pestati, perseguitati o uccisi. Il vangelo mi insegnava a porre l’accento sul mistero dell’uomo più che sull’impegno».